Emergenza povertà in crescita: «Colpisce sia italiani che stranieri»

Problematiche sempre più diffuse: ciò che conforta è il contestuale impennarsi della solidarietà

Cresce l’emergenza povertà. Sono cinque milioni gli italiani in difficoltà, di cui circa 670 mila indigenti solo in Lombardia, 100 mila in più rispetto al 2014. Di questi, nella nostra Regione sono oltre 209 mila le persone aiutate da Banco Alimentare Lombardia attraverso una rete di 1.254 organizzazioni caritative partner. Dall’osservatorio privilegiato di Banco Alimentare Lombardia sulle persone assistite risulta che a patire di più la fame sono i minori: oltre 60 mila bambini e adolescenti,

circa 1 minore su 3, ricorrono ai pasti donati dall’associazione, di cui 13 mila nella sola Milano. La fondazione Banco Alimentare stima che siano 19.605 gli assistiti nella provincia di Varese, di cui 2700 nel comune. I numeri sono in crescita anche da noi. «C’è sicuramente un aumento dei bisogni legati alla questione lavorativa, che è ancora critica – spiega , presidente del Banco di Solidarietà Non solo pane di Varese – Le problematiche si stanno moltiplicando». Le famiglie che chiedono aiuto sono sia italiane che straniere, suddivise più o meno al 50 per cento, questo lasciando da parte i profughi assistiti dalle cooperative. Ci sono però i profughi così detti diniegati, gli immigrati irregolari, quelli che hanno lasciato l’Italia per passare il confine e che poi sono stati intercettati e ributtati in Italia. «La questione dei diniegati è difficile da affrontare anche perché parliamo di persone che hanno bisogno di tutto, dal posto dove vivere, al cibo, ai vestiti» spiega Benzoni. La bella notizia è la generosità: il Banco Alimentare della Lombardia è riuscito nel 2015 a donare ben 34 milioni di pasti equivalenti grazie alle 17.043 tonnellate di alimenti recuperati e raccolti, il 22 per cento in più rispetto all’anno precedente. Nel 2015, tutte le 209.778 persone assistite attraverso la rete di organizzazioni caritative partner hanno potuto in media beneficiare dell’equivalente di un pasto adeguato almeno ogni due giorni, requisito minimo per uscire dalla soglia della deprivazione alimentare.