Ex jihadista minaccia di far esplodere il tribunale

La Digos del capoluogo sta indagando per arrivare all’autore della lettera anonima

«Sono un ex jihadista. Domani mi faccio esplodere in tribunale. O davanti alla chiesa di San Martino». Una lettera anonima recapitata in tribunale l’altro ieri ha fatto scattare tutte le misure di sicurezza del caso. Ieri mattina il palazzo di giustizia di piazza Cacciatori delle Alpi era circondato da carabinieri e agenti della polizia di Stato. Il presidio veramente imponente non è sfuggito a nessuno: avvocati e giornalisti compresi. Nessuna bomba è stata posizionata in tribunale, o in procura, nessun attentato è stato mosso a chiese o altri edifici religiosi.

Ora si cerca di capire però il perché di questa missiva e di scoprirne l’autore. Ieri non c’erano processi particolarmente delicati. C’era sì la grande udienza dell’inchiesta Alcatraz, con 5 agenti della polizia penitenziaria a processo per aver favoreggiato l’evasione di tre detenuti in cambio, dice la procura, di sesso e soldi. Ma l’udienza si è di fatto svolta senza scossoni. Vero è che uno dei testimoni ha dichiarato in aula di aver ricevuto una chiamata anonima con la quale qualcuno gli intimava di non presentarsi.

Ma il processo è iniziato da mesi e non c’è stato alcun tentativo di inficiarlo. Non ci sono stati altri strani casi di intimidazione. Si tratterebbe della lettera minatoria di un folle o di un mitomane. “Lettere strane o particolari arrivano purtroppo molto spesso – spiega Giorgio Zanzi Prefetto di Varese – Non voglio aggiungere altro o parlare della vicenda”. Sull’accaduto c’è il massimo riserbo. Certo è che la minaccia, seppur da parte di un mitomane, è stata presa seriamente. Nonostante l’altro ieri, quando la missiva è stata recapitata, gli uffici non siano stati sgomberati. E nonostante ieri, seppur con un dispiegamento di forze di polizia notevole, nessuna udienza sia stata sospesa. Se lo scopo del fantomatico ex jihadista era quello di spaventare e paralizzare la giustizia l’obbiettivo è stato mancato clamorosamente.

E’ la Digos della Questura di Varese adesso che sta indagando per arrivare all’autore della missiva di minaccia. La lettera sarà analizzata alla ricerca di impronte, dna o altre tracce utili ad identificarne l’autore.

L’inchiesta mira soprattutto ad accertare il perché di questa missiva. Negli ultimi mesi a Varese sono state due le grandi operazioni che hanno portato ad arresti ed espulsioni di presunti fiancheggiatori di cellule terroristiche.

La situazione è estremamente delicata. Anche perché parrebbe che la Digos stia lavorando ad una nuova inchiesta. Per il tribunale, e soprattutto per la procura, devono essere ore frenetiche. Ragazzata, bufala o minaccia seria Varese non può vivere nella paura.