Fatale il colpo inferto al cuore. Ma il movente resta un mistero

Nel giornale in edicola oggi, venerdì 17 febbraio, due pagine di approfondimenti

Delle tre coltellate sferrate da , 43 anni, super teste del caso Uva al padre , pensionato di 78 anni, una sarebbe stata fatale: una coltellata al cuore. È quanto emerge dalle indiscrezioni visto che gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sul perchè il figlio abbia ucciso il padre. Il movente dell’omicidio resta un mistero. Un mistero inspiegabile.

Biggiogero, dopo aver accoltellato il padre con un coltello da cucina, ha chiamato il 112 chiedendo soccorso. È stato arrestato dagli agenti della squadra mobile della Questura di Varese, coordinati dal pubblico ministero , con l’accusa di omicidio volontario. A Biggiogero vengono contestate le aggravanti dei futili motivi e del legame parentale. Non la premeditazione.

L’omicida è stato interrogato sino alle 2 di ieri notte in questura: ha confessato ogni cosa. Ha ammesso di aver accoltellato il padre al termine di una lite. Litigavano da giorni, pare. Ma il perchè resta un mistero. O meglio: Biggiogero ha spiegato anche le ragioni. Ma questa parte resta coperta. Nulla trapela.

Nemmeno l’avvocato difensore di Biggiogero, che lo segue dai tempi del caso Uva, svela il mistero. , però, definisce Biggiogero junior una vittima: «Quanto accaduto ieri non è altro che la conseguenza di un disagio acuitosi nel corso degli ultimi tempi e che fa assumere – in qualche modo – ad Alberto Biggiogero anche la veste di ”vittima”». «È indubbiamente una tragedia – prosegue il legale – ma proprio per tale ragione essa va trattata con doveroso riserbo e con la necessaria comprensione. Esprimo la mia massima fiducia negli inquirenti che hanno mostrato una sensibilità ed un rispetto che in precedenza a Biggiogero non erano stati riservati. La difesa è certa che in tempi assai rapidi verrà fatta piena luce sulle reali condizioni in cui è maturata la vicenda».

La figura controversa di Alberto Biggiogero è oggi ancora di più sotto i riflettori. L’uomo ha problemi di personalità, alcol e droga. È dalla sua testimonianza rispetto a quanto accadde la notte tra il 13 giugno e il 14 giugno del 2008 che è nato il caso Uva: Biggiogero disse di aver sentito le urla dell’amico in una stanza attigua alla sua, in caserma, dopo che erano stati fermati dai carabinieri perchè compivano vandalismi.

Quella notte Ferruccio, ex consigliere comunale del Psi, andò a prendere il figlio in caserma e si scusò coi carabinieri. Fu a lui che consegnarono il famoso cellulare sequestrato dopo la chiamata al 112 in cui disse: «Stanno massacrando un ragazzo».

Testimone dell’accaduto la madre , in casa al momento dell’omicidio, ma affetta da una grave patologia. La donna l’altro ieri era fuori da casa, con lo sguardo fisso nel vuoto. Incapace di ricordare. Biggiogero junior da un anno si stava disintossicando. I vicini spiegano che non l’hanno mai sentito litigare con il padre. Ma che anzi con lui era spesso a passeggio.

Cosa ha scatenato la lite fatale? Biggiogero era depresso perchè non trovava lavoro. Il padre glielo potrebbe aver rinfacciato? Oppure Alberto ha chiesto del denaro? Si aspetta l’interrogatorio di garanzia davanti al gip che dovrebbe svolgersi oggi o al più tardi domani.