Galimberti: la carica dei primi cento giorni

L’intervista - La domenica speciale del sindaco che crede “davvero” nel cambiamento della città

– Per una domenica speciale: ha appena superato l’asticella dei cento giorni di governo cittadino (104 ieri, a essere pignoli) ed è il tempo d’un parziale bilancio. Lui lo giudica positivo, e non lo immaginava diverso. Cioè: ha fatto, con la sua giunta, quel che pensava di poter fare.

La gratificazione maggiore: l’affetto dei varesini.
L’impegno rinnovato: essere al loro servizio.
La speranza ripetuta: rivoluzionare una città che chiede di esserlo.

Certo che sì. Circolava voglia di ascolto, di partecipazione, di riforme. S’è manifestata non appena ho deciso di ricevere i varesini in Comune. Sono arrivati a frotte.

Entrambi. Direi meglio: con segnalazioni e proposte.

Senz’altro. Ovviamente nel limite del possibile. I problemi si affrontano una alla volta.

Gli oltre 600 mila euro stanziati per i servizi educativi e sociali. Se una città viene bene attrezzata sotto un simile aspetto, si vive meglio e l’insieme comunitario funziona.

Solo in parte. Un’ora di meno e un numero inferiore di vie perché ci volevano i soldi necessari a garantire il doposcuola a tutti. Ma il nuovo piano-soste è allo studio, sarà pronto entro la fine di novembre. Manterremo gl’impegni presi.

Bisognava mettervi mano in fretta. Da una struttura municipale che gira all’optimum dipendono i risultati in ogni settore. Le professionalità non mancano, bisogna ottimizzarle. Non c’è bisogno d’affidare incarichi esterni: il Palazzo deve e saprà garantire efficienza e modernità.

Ottime. Già un centinaio di varesini hanno avanzato idee. Aumenteranno. Il coinvolgimento, quand’è concreto e serio, trova riscontro. A proposito di piano regolatore, aggiungo che è in itinere quello sociale: i volontari dell’associazionismo, oltre duecento, si confermano una risorsa straordinaria. Li ringrazio.

Sono a buon punto. Abbiamo dislocato un maggior numero di vigili nelle zone a rischio, avviato la revisione degl’impianti di videocontrollo, chiesto l’aiuto ai residenti dei quartieri.

Difatti. La mappatura in tal senso del contesto urbano ci indica le strade dove si dovrà moderare la velocità tramite adeguati strumenti. Lo faremo presto.

Prevediamo tre cose. La prima, utilizzare squadre di richiedenti asilo per ripulire dov’è sporco. La seconda, aumentare la sorveglianza a scopo preventivo. La terza, abbellire la città: il decoro sollecita il civismo. Anche negl’incivili, che restano purtroppo molti.

Abbiamo avviato la programmazione che durerà un quinquennio. Punto fondamentale: valorizzare con una campagna promozionale il brand Varese. Vogliamo che la fama di città giardino sia riconquistata. Se avremo tanti turisti, anche i residenti si sentiranno gratificati. E, riacquistato un appagante profilo identitario, contribuiranno a rendere sempre più accogliente la città.

Lo sarà. Entro la fine di novembre sapremo se il governo ci erogherà il finanziamento richiesto. Ci speriamo con forza.

Rimprovero fuori luogo. Il potere del sindaco, nel caso di questa e altre fondazioni, si esaurisce nella nomina del cda. Poi, se è necessario, il sindaco effettua opportune segnalazioni a enti competenti. Quattro giorni dopo l’insediamento ho chiesto a Regione e Ats che effettuassero i controlli loro spettanti sull’appalto del servizio mensa alla casa di riposo. Il resto sono chiacchiere che non mi coinvolgono. Io guardo ai fatti e rispondo ai fatti. Anche questo mi pare un segno di cambiamento. Anzi, se mi è concesso: un segno di stile nuovo.

Me lo auguro. Noi lavoriamo, e c’impegniamo al massimo per il bene collettivo. Se c’è convergenza su qualcosa, poco o molto di quel che vogliamo realizzare, ben venga il sostegno anche di quanti sono entrati come minoranza in Consiglio comunale. Nessuno è escluso dal sogno di una Varese che vuole trasformarsi nel terzo millennio.