Grida «Aiuto». Poi abortisce nel bagno di un locale di Varese

Il dramma di una giovane donna rom è avvenuto ieri verso mezzogiorno a Biumo Inferiore

– Colta da malore mentre si trova al bar giovane donna abortisce nel bagno del locale. Il dramma a Biumo Inferiore intorno poco dopo le 12 di ieri. Sul posto ambulanza e carabinieri: la ragazza, di appena 19 anni, di etnia Rom, è stata trasportata in codice giallo in ospedale. Non è in pericolo di vita. Gli inquirenti probabilmente eseguiranno degli accertamenti quale atto dovuto, ma al momento niente farebbe pensare a qualcosa di diverso da un aborto spontaneo. Tutto è accaduto in pochissimo tempo.

«La ragazza è entrata qui come fa quasi ogni giorno – spiegano dal locale – è una brava ragazza. Giovanissima. Beve sempre un bicchiere di latte». Prima di infilarsi in mezzo al traffico a chiedere l’elemosina. «Ci aveva detto che era al quarto mese inoltrato di gravidanza», spiegano dal locale. Ieri, quando è arrivata al bar, la diciannovenne probabilmente stava già male.

«Aveva un viso strano, tirato – dicono i testimoni – all’improvviso ha detto che non si sentiva bene, che doveva andare in bagno».

Nessuno avrebbe potuto immaginare l’esito di quel malore. La diciannovenne dal bagno all’improvviso ha gridato chiedendo aiuto. E tutti sono accorsi. E quello che si sono trovati davanti ha lasciato tutti i presenti devastati. La giovane donna a terra, cosciente, sofferente.

Sul pavimento il feto partorito. Partorito troppo presto perchè potesse sopravvivere.

«Quattro mesi non sono niente – spiegano dal bar con voce scossa – il bambino era lì, davanti a noi. È una cosa che nessuno dimenticherà».

Immediata è scattata la chiamata al 112. Sul posto, oltre all’ambulanza, sono arrivati come sempre in casi simili anche i carabinieri. Stando a quanto emerso sinora la giovane e il suo bambino sono stati vittime di un aborto spontaneo. In ospedale la ragazza sarà sottoposta a cure ed esami, ma niente fa ipotizzare che siano stati dei fattoti esterni a causare l’aborto. Anche se degli accertamenti, quanto meno quale atto dovuto, saranno fatti.

«Incinta, così giovane – spiegano dal bar – tutto il giorno in piedi, in mezzo allo smog delle auto. Povera ragazza. Nessuno dovrebbe dover vivere così. Nessuno. Ma soprattutto non una donna incinta. È qualcosa che non riesci a accettare. L’immagine di quel piccolo, un bimbo in miniatura, ci resterà sempre negli occhi». Anche il feto potrebbe essere oggetto di accertamenti in modo da accertare cosa abbia causato l’aborto. La giovane non mostrava segni di violenza: nessuna aggressione,

come detto nessun fattore esterno, almeno per ora, che possa far pensare a qualcosa di diverso da una tragica fatalità. Nel locale la solidarietà è tutta per la ragazza: «non si manda una diciannovenne incinta sulla strada, tra le macchine e lo smog a chiedere la questua. E se fosse lei a volerlo la si ferma. La si blocca. Poi se è destino queste tragedie accadono anche se si resta a letto tre mesi. Ma una giovane donna incinta dovrebbe essere accudita. Quello che è accaduto è stato uno shock».