I duemila gradini di un sogno fermo

Pulita la scalinata e la massicciata del Campo dei Fiori, ma la funicolare verso il Grand Hotel è solo passato

Il colpo d’occhio per chi ha guardato il Campo dei Fiori dalla parte esposta a Varese, negli ultimi giorni dell’anno, è emozionante: una lunga striscia nuda grigia risale in verticale su tutto il versante, proprio lungo il percorso dell’ex funicolare chiusa ormai da decenni.

Un brivido prende il cuore, e il sogno che le storiche vetture che un tempo conducevano sino al Grand Hotel tornino a percorrere quel tratto di monte assume tratti nitidi, e spera di sposarsi ad una futura, imminente riapertura. «In realtà – spiega , grandissimo appassionato di storia dei trasporti e delle funicolari – non è una cosa prevista nell’immediato: la ripulitura della massicciata e del percorso di emergenza è stata effettuata da un privato allo scopo di renderlo agibile per gli appassionati di escursioni». E così i duemila gradini che affiancavano la funicolare e portavano nei pressi dell’albergo più fastoso in assoluto affiorano oggi allo sguardo senza che ci sia la reale intenzione di riportare in vita un pezzo di storia rimasto nel cuore dei varesini da sempre.

«La funicolare chiuse definitivamente il 31 agosto del 1953» continua Carcano «nell’anno nero dei trasporti varesini: si decise di sopprimere tutto il trasporto su ferro, dai tram – l’unico che restò attivo, per due anni ancora, fu quello per Luino – alle funicolari. La stazione di valle, che si trova ad un km dalla prima cappella, notoriamente conosciuta come la stazione del Vellone, è la stessa da cui un tempo partivano le due linee, una per il Sacro Monte e l’altra

per il Campo dei Fiori: furono chiuse entrambe lo stesso giorno. Erano state aperte agli inizi del Novecento: il 6 maggio del 1909 quella per Santa Maria del Monte, il 20 aprile del 1911 quella che portava al Grand Hotel. La riapertura avvenne nel secolo successivo: il 29 luglio 2000 veniva inaugurata la nuova linea per il Sacro Monte, mentre quella del Campo dei Fiori non è mai più stata riattivata. Allo stato attuale ha semplicemente conservato la sede ferroviaria, molto fatiscente, sulla quale è rimasta la base, ma ne sono state rimosse rotaie e vetture».

Eppure gli appassionati non demordono e il sogno di riaprire il secondo, spettacolare tratto della funicolare varesina è sulla bocca di tanti. «C’è un progetto del 2002 nero su bianco relativo alla riapertura – conclude Carcano – ed è esposto alla stazione di monte del Sacro Monte, consultabile da chiunque».

Il più grande sostenitore della riapertura di entrambe le funicolari era stato, ça va sans dire, Salvatore Furia. Erano, gli anni Settanta, quelli di maggior dibattito sul tema, tant’è vero che, inaspettatamente, dal “Diario Vagabondo” (Sonzogno, 1977) di emergono ben due capitoli in cui la grande scrittrice varesina dell’amore si interroga sul futuro di “questa caratteristica funicolare, una delle più belle al mondo fatta a Y”, e che “portava molti turisti a Campo dei Fiori: località ora un poco dimenticata, proprio perché andarvi con la macchina la strada è lunga, andarvi con il pullman è scomodo con gli orari: con la funicolare ogni venti o trenta minuti uno andava a divertirsi (…), respirava aria buona, si trovava in montagna senza accorgersene e lassù aveva modo di mangiare, di alloggiare, di svagarsi”.

La scrittrice si appella direttamente, dalle pagine del libro di memorie, all’allora sindaco Mario Ossola, perché “faccia decidere tutti a rimettere la funicolare. I varesini sarebbero contenti perché lei sa meglio di me che questi suoi concittadini, i quali sgobbano sul serio tutta la settimana, non amano troppo i ponti e sanno stare anche nella loro “città giardino”, e sarebbero felici di mettere le macchine a riposo e di usare per svago la funicolare», con la quale, a suo avviso, avrebbe riaperto anche il suo amatissimo Grand Hotel, dove aveva ambientato alcuni passi salienti del suo primo, fortunato romanzo, “Signorsì”.

E se nel primo capitolo – “La funicolare” – l’interlocutore ideale è il primo cittadino, nel secondo – “Il litigio e la pace” – la penna cara al Vate innesca un appassionato dibattito proprio sulla funicolare con “L’Infedele”, regalandoci una delle più belle pagine di amicizia che siano state scritte nella letteratura italiana.