«I familiari le chiedevano soldi». Nuove rivelazioni sul caso Amalfi

La psichiatra che aveva in cura la vittima è stata ascoltata nel procedimento a carico di Argenziano

«Stefania ha da sempre avuto rapporti estremamente difficoltosi con i familiari. In più occasioni, tra l’altro, mi ha riferito che la madre, che a detta di Stefania aveva un problema con il gioco d’azzardo, e le sorelle le chiedevano spesso del denaro».

È la testimonianza della psichiatra che ebbe in cura Stefania Amalfi, morta nella notte tra il 25 e il 26 aprile 2015 a 28 anni nell’abitazione di via Conca d’Oro a Varese dove viveva con il marito Alessandro Argenziano, oggi a processo con l’accusa di aver ucciso la moglie, a fornire informazioni che mettono in discussione quanto asserito dai familiari dell’Amalfi quando sono stati ascoltati in udienza. La psichiatra, che ha seguito Amalfi dall’età di 18 anni sino al 2014,

ha sottolineato come Stefania stessa le abbia spiegato «delle frequenti richieste di denaro da parte dei familiari». Questi ultimi, davanti alla Corte d’Assise presieduta da Orazio Muscato, hanno invece asserito l’esatto contrario: ovvero che Argenziano minacciava sia loro che Stefania per farsi consegnare denaro dai familiari della consorte. Non si tratta di un dettaglio «di poco rilievo», come ha puntualmente sottolineato Stefano Amirante, legale di Argenziano. Altro punto in favore della difesa: la psichiatra ha affermato che Amalfi non assumeva ne pillole ne gocce. Contraddicendo altre affermazioni asserite dai familiari ovvero che fosse «Argenziano a gestire le medicine di Stefania. Medicine che, però, a quanto pare non c’erano in quanto non prescritte alla donna. I familiari della Amalfi, al termine della testimonianza in questione, hanno verbalmente aggredito la psichiatra. In particolare una delle sorelle della ventottenne ha affrontato il medico gridandole «Come ti sei permessa di dire certe cose». Un episodio «molto spiacevole», come è stato definito dalla difesa dell’imputato. Ascoltato infine anche il padre della Amalfi che si è contraddetto. Ad aprile 2015, ascoltato dagli agenti della squadra mobile che hanno condotto le indagini, l’uomo aveva infatti riferito di aver accompagnato la figlia in clinica dandole il consenso di sposare Argenziano. Era insomma favorevole a quell’unione, fatto asserito anche dalla psichiatra in aula. Ieri l’uomo ha invece affermato di essere sempre stato contrario alle nozze. Ha ripreso quanto asserito dalla moglie e dalle figlie parlando di un Argenziano che maltrattava la moglie in seno a un matrimonio al quale lui era sempre stato contrario e che aveva fatto di tutto per impedire. Amirante ha sottolineato la discrepanza tra quanto asserito in sede d’indagine e quanto asserito dall’uomo ieri in sede d’udienza. E il teste, come accaduto poco prima alla figlia che ha aggredito verbalmente la psichiatra, si è irritato con l’avvocato.

«La discrepanza tra le due dichiarazioni – ha replicato Amirante – è evidente. Quale delle due affermazioni corrisponde a verità?». L’udienza è stata quindi aggiornata al prossimo 22 febbraio.n