«Questo voto punisce chi non ha creduto nel Referendum, nel dare la parola ai cittadini. La gente ha invece dimostrato di voler contare e di voler dire la propria opinione».
, senatore della Lega Nord, traccia il bilancio del voto referendario. E guarda al futuro, alla battaglia per l’autonomia che non è, con il voto di domenica, arrivata a conclusione. Anzi, semmai è solo all’inizio. Perché a livello centrale c’è già chi sta cercando di correre ai ripari ed impedire che Lombardia e Veneto abbiano quello che i loro abitanti chiedono.
«Innanzitutto bisogna ricordare che c’è chi in questo Referendum ha fatto sfoggio di un grandissimo opportunismo – spiega Candiani – restando alla finestra a guardare, per poi salire sul carro del vincitore, comportandosi in ogni caso come zavorra. E mi riferisco al Pd, i cui esponenti si sono schierati uno dopo l’altro, alternandosi, a favore e contro il Referendum. Un atteggiamento insulso e penoso».
Quindi avverte del pericolo che «si voglia allungare il brodo e banalizzare la portata dell’esito referendario, cosa che già sta avvenendo, ascoltando le parole degli esponenti del governo. I quali dicono sì a conferire le maggiori competenze richieste dalle Regioni, ma non a trasferire le relative risorse. Eh no, così non funziona. Le maggiori competenze necessitano delle risorse, è questo il punto fondamentale sul quale i cittadini si sono espressi. Solo in questo modo le istituzioni possono diventare più efficienti e rispondere meglio ai bisogni delle persone».
Ma la portata del Referendum è molto più ampia, come spiega il senatore leghista. «È l’occasione finalmente per trasformare il sistema dal basso – evidenzia l’esponente del Carroccio – e può essere di stimolo anche per tutte le altre Regioni, i cui cittadini possono pretendere che queste chiedano maggiori competenze allo Stato per essere più efficienti. È questa la rivoluzione».
Ora i punti fondamentali secondo Candiani sono due: «Innanzitutto garantire serietà da parte della politica. I cittadini si sono espressi, quindi nessuno pensi di tradire questo voto. L’altro è la grande occasione di ripartire dal basso per ricostruire finalmente un sistema politico serio e rappresentativo, con un’amministrazione efficiente. Il federalismo è una cosa saggia, ma deve essere responsabile».
«Il passaggio da fare adesso è molto chiaro – continua il senatore – le Regioni devono contrattare le modalità di devoluzione di questi poteri di responsabilità e di autonomia».
E Candiani ricorda come anche in questo caso emergerà «chi lavora per la propria gente e chi invece solo per la propria parte politica. I cittadini si sono espressi, ogni amministratore deve fare la sua parte in questa battaglia, e mi riferisco sempre a chi ha avuto un atteggiamento ambivalente o ha boicottati il Referendum. Indipendentemente da chi l’ha proposto, oggi il risultato è chiaro. Ed essere buoni politici significa portare avanti quello che i cittadini hanno chiesto».
Insomma, un altro messaggio diretto al Pd. E in generale al mondo politico dei partiti centralisti, che «sono rimasti spiazzati da questo risultato, che non si aspettavano. Prima nessuno parlava del Referendum, oggi tutto lo hanno “scoperto”».
Ed è un punto di passaggio epocale. «Che deve essere usato anche per poter finalmente ricostruire quel rapporto di fiducia, che era venuto meno, tra politica e cittadini».