Il cuore di Varese batte a… centrosinistra Ma in Provincia incide il centrodestra

Il centrosinistra vince a Varese. Ma rischia di perdere la Provincia. I numeri, alle ultime elezioni, hanno premiato la coalizione guidata dal Pd nel capoluogo, con la storica vittoria di Davide Galimberti. Tuttavia, i numeri a livello provinciale, con i risultati in tutti i 33 comuni dove si è andati al voto, hanno aumentato il peso del centrodestra. Mettendo quindi a rischio la tenuta della presidenza della Provincia di Gunnar Vincenzi. Villa Recalcati, dopo la riforma,

è diventata infatti un ente di secondo livello, dove il presidente e il consiglio provinciale vengono eletti a loro volta dagli eletti nei comuni della provincia di Varese. Un voto di secondo grado, dove i cittadini non sono chiamati direttamente alle urne. E per avere la maggioranza occorre quindi governare nel maggior numero di comuni, ma soprattutto nelle grandi, dove il peso dei grandi elettori è maggiore. Ora, come hanno sottolineato il segretario provinciale della Lega Matteo Bianchi e il capogruppo in Provincia Giuseppe Longhin, dopo queste elezioni «il centrodestra ha la maggioranza. A settembre, quando si dovrà votare il rinnovo del consiglio provinciale, i numeri saranno invertiti rispetto alla situazione attuale: noi andremo in maggioranza con 9 consiglieri, il centrosinistra ne avrà 7». Già oggi, nell’assemblea dei sindaci, Vincenzi non ha più la maggioranza. Se a settembre si andrà al voto, «perché sembra che Renzi voglia sospendere le votazioni fino al referendum costituzionale» aggiunge Longhin, Vincenzi non avrà più la maggioranza nemmeno in aula. Tuttavia, l’ordinamento nel nuovo ente non prevede la mozione di sfiducia nei confronti del presidente. E il voto riguarda solo il consiglio provinciale: il presidente resterà in carica. Con una situazione, se sarà quella delineata, di ingovernabilità. «Già oggi Vincenzi non fa quasi niente, le delibere vengono di fatto preparate tutte dal direttore generale dell’ente» accusa Longhin. La maggioranza in consiglio provinciale, tuttavia, potrebbe cambiare già prima di settembre. Questo l’appello di Bianchi, che invita Ncd, che due anni fa si schierò con il centrosinistra, determinandone la vittoria, a tornare nella coalizione di centrodestra. «Il mio invito è quello di essere coerenti e ripartire sulla base della coalizione che si è presentata nei diversi comuni in queste ultime elezioni» ha dichiarato Bianchi. In poche parole, ha chiesto ai due esponenti di Ncd, Giorgio Ginelli, che è vicepresidente, e Marco Magrini, di passare dalla parte del centrodestra già sui banchi del consiglio.

Una situazione molto complicata. Che delinea i limiti del nuovo ente, dopo la riforma, dove la parte elettiva, ovvero il presidente e il consiglio provinciale, si trova ad avere scarso potere decisionale, rispetto alla precedente struttura con un presidente eletto direttamente dai cittadini, e soprattutto debole, perché si presta a queste crisi di governabilità successivamente alle elezioni comunali. Se Ncd accettasse l’invito di Bianchi, già oggi Vincenzi non avrebbe più la maggioranza e si ritroverebbe a dover portare avanti il proprio lavoro senza copertura in consiglio provinciale.