Il giorno dopo essere stata uccisa avrebbe ripagato il suo debito

Stanno emergendo verità sempre più inquietanti sull’omicidio di Marilena Rosa Re

Marilena e Alba. Due donne al centro di una vicenda terrificante. La prima, Marilena Rosa Re, 58 anni, di Castellanza, promoter, è la vittima di un’omicidio. Alba, 60 anni, obesa e con problemi di respirazione, è la moglie del presunto assassino Vito Clericò, 65 anni, fermato domenica scorsa con l’accusa di aver assassinato l’amica di famiglia che gli aveva affidato, forse tramite la moglie, circa 100mila euro.

Marilena, dipinta come un evasore fiscale, che invece il giorno dopo essere stata uccisa avrebbe ripianato il debito da 120mila euro con Equitalia dovuto a un mancato versamento di imposta in relazione all’attività di elettricista del marito Carlo Buzzi. Marilena che non ha fatto altro che lavorare: il 31 luglio, se i Clericò le avessero restituito il denaro a loro affidato e speso all’insaputa della promoter, avrebbe chiuso i conti con Equitalia, voltando pagina e tornando a vivere.

Nel 2014 Marilena svincolò 100 mila euro da una polizza assicurativa (stipulata dopo la vendita di una casa di famiglia) e li affidò ai Clericò.

In banca con lei c’era Alba: Marilena teme un sequestro coattivo e in qualche modo doveva vivere. Ma quel debito lo vuole onorare: e infatti il 27 luglio scorso, 3 giorni prima di essere uccisa, versa a Equitalia 41mila euro.

A quel punto chiede ai Clericò la restituzione di 79 mila derivanti dal denaro a loro affidato. Marilena non sa che quel denaro non c’è più. È tranquilla: il 31 luglio scadrà la ratealizzazione del debito con Equitalia ma lei sa di poter pagare. Ha affidato il denaro a amici di famiglia. A Vito conosciuto quando lui faceva il magazziniere all’Esselunga di Solaro e lei lì lavorava saltuariamente come promoter e ad Alba, divenuta, dopo la conoscenza stretta con Vito amica e confidente. Alba accompagna in banca anche nel luglio scorso Marilena, quando versa il denaro che la porta a un passo dalla libertà.

È a 24 ore dal poter respirare dopo anni, Marilena, quando, secondo gli inquirenti Vito Clericò la uccide, la decapita e la seppellisce nel suo orto di Volta. L’uomo, sentito già ad inizio agosto, a fronte di quelle macchie sui jeans trovate dai carabinieri nella sua lavanderia spiega di aver ucciso alcuni dei conigli che alleva.

Marilena probabilmente è stata assassinata nella casa di via Livorno dei Clericò, forse nel retro cucina visto che Clericò, forse mettendo le mani avanti pur non sapendo di essere già nel mirino degli inquirenti dice ai carabinieri: «Troverete altre tracce di sangue lì. Ma sono state lasciate dal cane (un pastore tedesco che il giorno dell’arresto stava solo davanti a casa abbaiando ai cronisti e piangendo) che ha delle pustole e perde sangue».

Ma certo il sangue di un cane si distingue da quello di un essere umano. Marilena dunque chiede i suoi soldi per saldare il debito con Equitalia.

E il giorno prima di essere uccisa ha una lunga conversazione con Alba (la cui sim sparirà poi misteriosamente). Non si sa cosa le due donne si dicano ma Alba cerca disperatamente di racimolare qualcosa da restituire perchè sa che i soldi affidategli non ci sono più. Chiede 80 mila euro a un’amica.

Cerca, con il marito, di vendere la casa di via Livorno al figlio in modo da recuperare dei soldi. Curiosamente chiede alla geometra che segue la pratica informazioni sulle responsabilità dei coniugi sposatisi in comunione dei beni. Chiede cosa potrebbe accadere, in caso di danno a terzi, alla loto proprietà (inagibile) in Sicilia. Alba è indagata per sequestro.

È evidente, dal decreto di fermo, che sapeva del denaro affidato da Marilena alla famiglia. È evidente che sapeva che quel denaro non lo potevano restituire. A Marilena che qualche anno prima, quando loro si trovavano in difficoltà economiche, prestò ai Clericò 2mila euro.

Il punto è: questa donna che accompagnava la vittima in banca. Che riceveva denaro. Che si applicava per trovare somme da restituire. Nulla sapeva della fine dell’amica?