Il miglior posto per partorire? All’Ospedale Del Ponte

La struttura del capoluogo in cima alla classifica italiana secondo il ministero della Salute

Efficacia, sicurezza, efficienza e scarso ricorso al taglio cesareo: sono le ragioni che fanno dell’ospedale Del Ponte il miglior punto nascita d’Italia, per mamme e bambini.
A dirlo è il nuovo rapporto Pne (Programma nazionale esiti) stilato da Agenas per conto del Ministero della salute, con lo scopo di valutare il servizio sanitario italiano. Diverse le aree cliniche prese in considerazione e, per quanto riguarda quella perinatale, Varese sale sul podio tre volte.

Tra gli indicatori principali in tema di nascite c’è il ricorso al taglio cesareo, che dovrebbe essere praticato solo in presenza di indicazioni cliniche specifiche perché comporta, rispetto al parto naturale, maggiori rischi sia per la donna, sia per il bambino. E proprio su questi indicatori il reparto di ostetricia al Del Ponte, con un incidenza di cesarei pari al 6,8% è primo tra i 41 ospedali italiani con più di 2mila parti l’anno (nel 2015 sono stati 3104) e secondo assieme a Lecco, dietro Cerate Brianza, per quanto riguarda i 177 punti nascita con almeno mille parti l’anno. Primato anche per quanto riguarda le donne che partoriscono naturalmente dopo un pregresso cesareo: il 28%, in costante crescita, rispetto a una media nazionale assestata attorno al 8%.

«Grazie al monitoraggio costante delle sale parto con il progetto Simonas, ci mettiamo sempre in discussione per migliorare e aggiornare percorsi clinici e linee guida di intervento anche in base ai progressi delle conoscenze mediche», spiega soddisfatto Fabio Ghezzi, primario dell’Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Del Ponte. «I nostri specialisti non solo seguono le future mamme nel percorso della gravidanza, ma valutano attentamente le modalità di parto più appropriate anche nei casi più complessi», continua Ghezzi, ricordando come troppo spesso il taglio cesareo sia considerato una scelta personale, o peggio dovuto a esigenze del punto nascita. «Il parto chirurgico non è esente da rischio e il ricorso alla sala operatoria dovrebbe dipendere solo dalle esigenze cliniche delle donne e dei nascituri», aggiunge Ghezzi promotore di percorsi informativi sulla qualità delle cure.

Tutelare la fisiologia e limitare la medicalizzazione. Per garantire questo obiettivo al Del Ponte i percorsi assistenziali delle donne con gravidanze a basso rischio sono differenziati da quelli più problematici: per le prime, la gestione è affidata alle ostetriche, dalla gravidanza al travaglio, condotto in autonomia e assoluta sicurezza. «Il rispetto dei tempi, il monitoraggio intermittente del battito cardiaco fetale, il lavoro sulle posizioni in travaglio sono patrimonio dell’arte ostetrica e strumenti imprescindibili per evitare cesarei non necessari», assicura Ghezzi.

«Il Del Ponte è centro di riferimento per le gravidanze a rischio – aggiunge Massimo Agosti, Direttore del Dipartimento materno-infantile dell’Asst Sette Laghi – e proponiamo il parto naturale anche in situazioni dove il taglio cesareo è diventato una routine». Dei quasi cento parti gemellari del 2015 a Varese, 20 si sono conclusi con parto vaginale e il 40% dei bimbi prematuri sono nati senza ricorrere al cesareo. Risultati raggiunti in tutta sicurezza, grazie alla presenza H24 di un’equipe multidisciplinare (anestesista, 2 ginecologi, ostetrica, neonatologo) che garantisce la possibilità di ridurre al minimo il tempo di attivazione delle sale operatorie in caso di urgenze. «Così il taglio cesareo rimane un intervento curativo e non preventivo», spiega Agosti.