Il Piano cambia ma non del tutto. Casbeno vince, critica la Lega Nord

Il rione «contento del compromesso» ma soffre della mancanza di posti auto

Il Piano della mobilità cambia, ma non troppo. Le vittorie più importanti, dopo la doppia seduta del consiglio comunale che ha affrontato le 13 mozioni sulla sosta, riguardano il quartiere di Casbeno, per il quale , capogruppo della Lista Orrigoni, ha portato a casa l’approvazione per entrambe le sue mozioni all’unanimità.

Ora contano però i tempi di attuazione. La castellanza soffre della mancanza di posti auto, sia per i residenti che per gli utenti del quartiere.

Il dato politico che si è registrato in queste sedute è stato da una parte l’apertura dimostrata dalla maggioranza nei confronti della Lista Orrigoni, formazione civica di centrodestra, e dall’altra la chiusura alle proposte provenienti invece da Forza Italia, tutte bocciate. Anche se va sottolineata la specificità dei problemi di Casbeno, dove il Piano della sosta ha creato, rispetto al resto della città, disagi molto superiori.

Qui la battaglia portata avanti dal Comitato spontaneo dei commercianti si è legato all’azione di Orrigoni in consiglio comunale, creando una sinergia che ha portato alla vittoria.

«Ringraziamo il sindaco, l’assessore e tutta la giunta per aver compreso le nostre difficoltà e per esserci venuti incontro con una serie di correttivi importanti per la nostra castellanza. Le esigenze della nostra piccola realtà vengono così rispettate e non possiamo che essere contenti del compromesso ottenuto» è il commento di , portavoce del Comitato spontaneo dei commercianti di Casbeno.

Le critiche più dure sono arrivate dalla Lega Nord. Che non ha presentato neanche una mozione.

«Non ne abbiamo presentata nemmemo una, perché nessun cambiamento può veramente servire – sottolinea il segretario cittadino del Carroccio – l’unica cosa veramente utile sarebbe abolire questo piano, e rifarlo da capo. Non ci sono infatti possibilità di miglioramento, proprio per come è stato impostato».

Durante la discussione in aula, il capogruppo leghista ha rincarato la dose, lanciando due stoccate all’amministrazione. La prima è arrivata sulla proposta, presentata dal presidente del consiglio communale , di reintrodurre il pagamento di un euro serale, il venerdì e il sabato, dalle 20 alle 24, limitatamente alle aree più centrali. Un’operazione per avere la copertura economica per ridurre l’ammontare del pass Utenti frequenti da 55 a 25 euro. Mozione bocciata dalla maggioranza. «Qui vediamo uno degli sbagli più grandi di questo piano – attacca Binelli – che regolamenta solo il giorno, mentre lascia la sosta senza regole la sera. Andando quindia colpire chi viene in città per lavorare, mentre favorisce chi viene la sera per divertirsi. E potrebbe tranquillamente pagare un semplice euro di tariffa».

Ma è sulla mozione del capogruppo di Forza Italia, , che proponeva di istituire la prima mezz’ora di sosta gratis in tutta la città, che Binelli sferra l’attacco più forte. «La maggioranza vota contro una proposta che faceva parte del proprio programma elettorale – dice il capogruppo leghista – garantire la gratuità della sosta i primi 30 minuti era una proposta proprio del centrosinistra in campagna elettorale. Qui si dimostra come sia facile fare demagogia sotto elezioni, mentre poi risulti più difficile mantenere le promesse quando si governa». La Lega, per coerenza, ha quindi votato contro la mozione, sebbene provenisse dai loro alleati.

Un’altra criticità sollevata sul Piano della sosta è quella del consigliere del Gruppo Misto-Alternativa Costruttiva, , che si è visto bocciare entrambe le sue mozioni. Una di queste chiedeva la riduzione del costo dell’abbonamento Utenti frequenti da 55 a 25 euro, equiparandolo quindi a quello dei pendolari. «L’ammontare di questo abbonamento è eccessivo per la disponibilità economica di un numero elevato di cittadini – ha sottolineato Iannini – questo è uno dei problemi principali che vengono segnalati dai varesini, ovvero che 55 euro al mese per un lavoratore medio pesano troppo sulle tasche delle famiglie».