Il pm Abate nel mirino del ministro Orlando: «Negligenza nell’indagine su La Quiete»

La situazione - Ieri intanto visita dell’ufficiale giudiziario in clinica: presidio sotto sfratto, allarme per i dipendenti

– Bufera sulla clinica La Quiete: il ministro della Giustizia si rivolge al procuratore generale della Corte Suprema di Cassazione chiedendo di verificare la correttezza con cui sono state svolte le indagini sul fallimento Ansafin Spa che ha coinvolto anche La Quiete. E, contemporaneamente, queste sono ore decisive per la sopravvivenza della clinica: l’attuale proprietà è sotto sfratto. E ieri l’ufficiale giudiziario si è presentato alle porte del centro di cura. Ancora una volta. Potrebbe però essere l’ultima.

Sono così ore decisive e d’apprensione per i dipendenti, alcuni dei quali sono in credito dello stipendio con la proprietà, e anche per Varese che rischia (per qualcuno è cosa certa, in realtà) di perdere quella che in città è considerata un’eccellenza sanitaria. Due fronti diversi, due piani diversi, che non possono però non intrecciarsi tra loro.
Il ministro Orlando ha inviato al procuratore generale della Corte Suprema di Cassazione chiedendo di verificare una situazione che,

se provata, sarebbe di estrema gravità. La richiesta di accertamento riguarda l’operato del pubblico ministero Agostino Abate, oggi trasferito a Como, che ha condotto tutta l’inchiesta relativa al fallimento del Gruppo Polita indagando , imprenditore varesino, che il mese scorso ha chiesto, con provvedimento firmato dal presidente emerito della Corte Costituzionale la rimessione del processo a suo carico denunciando “ostilità ambientale” in seno al Tribunale di Varese.
Scrive il ministro Orlando: «Dalla nota dell’Ispettorato Generale e dalla relazione della Direzione Generale dei Magistrati rilevo che il dottor Agostino Abate si è reso responsabile di illeciti disciplinari per aver omesso, con inescusabile negligenza, la tempestiva iscrizione nel registro delle notizie di reato pervenutegli nell’ambito di questo procedimento penale”. In sintesi Abate avrebbe archiviato “sottraendo la notizia di reato al controllo del giudice” un’informativa di reato dell’Agenzia delle Entrate a carico degli ex proprietari della clinica, poi acquisita da Polita, in relazione a presunti reati fiscali. “Specificatamente – scrive Orlando – la notizia di reato concerneva un’elusione di imposta realizzata attraverso una complessa operazione negoziale, con sottrazione all’Erario di un carico fiscale di oltre 900 mila euro, per ciascuno dei tre contribuenti”. Orlando comunica di aver esercitato l’azione disciplinare nei confronti del pm Abate, richiedendo indagini approfondite.

Sul fronte futuro della clinica, invece, se da un lato l’attuale proprietà dichiara di essere al lavoro per individuare la soluzione migliore per garantire i posti di lavoro e il mantenimento dell’eccellenza sul territorio, dall’altra Polita stesso precisa che insistono su La Quiete provvedimenti presi dal Tribunale Fallimentare di Varese che impediscono di fatto che la situazione possa essere risolta in capo all’attuale proprietà.
Anche in questo caso occorre una sintesi: la società che attualmente è proprietaria de La Quiete ha acquistato la clinica all’asta. Ha versato una sorta di “acconto” pari a 900 mila euro circa. Quindi avrebbe dovuto versare, con scadenze regolari, il resto della cifra stabilita in sede d’asta (si parla di 9 milioni di euro). Questi versamenti non sono avvenuti entro i termini stabiliti e per il giudice il termine è da considerarsi perentorio. Scrive il giudice Miro Santangelo, autore del provvedimento: “non vi sono ragioni per il differimento dell’esecuzione del provvedimento di rilascio dell’immobile”.
Di fatto, sancendo lo sfratto nei confronti dell’attuale proprietà senza grossi spiragli d’appello. Le prossime ore saranno decisive. L’attuale proprietà sta cercando garanzie finanziarie da sottoporre al Tribunale Fallimentare. La speranza di tutti è che l’operazione riesca: salvando così posti di lavoro e un’eccellenza per la città.