In aula parla la mamma di Lidia

Oggi la seconda udienza del procedimento che vede il cinquantenne accusato di omicidio

Omicidio Macchi: oggi seconda udienza. Parla la mamma di Lidia. Torna in aula il procedimento che vede Stefano Binda, 50 anni, di Brebbia, ex compagno di liceo di Lidia Macchi, uccisa nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1987 con 29 coltellate, arrestato il 15 gennaio 2016 con l’accusa di essere l’assassinio della giovane studentessa morta a soli 20 anni. Il cadavere di Lidia fu trovato il 7 gennaio 1987 al limitare dei boschi del Sass Pinì

a Cittiglio. Domani Binda tornerà davanti alla Corte d’Assise presieduta da Orazio Muscato. Sono 10 i testimoni dell’accusa che saliranno sul banco e risponderanno alle domande del sostituto procuratore generale di Milano Gemma Gualdi. Tra questi Paola Bettone, la madre di Lidia Macchi. Deporrà per ultima, secondo indiscrezioni, in modo da non dover ascoltare la ricostruzione dell’omicidio, secondo l’accusa, che faranno gli operanti di polizia di Stato, carabinieri e polizia locale, che saranno ascoltati prima di lei. Per contro Bettone, testimoniando domani, potrà così essere presente a tutte le altre udienze: i testimoni non possono stare in aula sino a quando non vengono ascoltati. Bettone, assistita dall’avvocato Daniele Pizzi, aveva spiegato al momento dell’arresto di Binda di non conoscere bene il cinquantenne, che non frequentava abitualmente casa Macchi, come invece facevano altri amici di Lidia, e di averlo visto una volta, dopo l’omicidio, insieme a don Giuseppe Sotgiu (all’epoca non ancora ordinato sacerdote) venuto a trovare la famiglia. Bettone cucinò per Binda e gli altri amici nell’occasione. Sempre lei, questa donna straordinaria, ha sempre detto di volere soltanto la verità: «non un colpevole, ma il colpevole». Al termine della prima udienza aveva spiegato: «sono passati 30 anni. Forse ci siamo. Speriamo. Voglio uscire da quest’aula senza un dubbio». Il pg Gualdi, nella sua introduzione, aveva chiesto alla corte: “cerchiamo la verità, qualunque essa sia, per questa madre”. Con la madre di Lidia saranno ascoltati Giorgio Paolillo, il funzionario della Mobile che svolse le prime indagini 30 anni fa, Sebastiano Bartolotta, capo della Mobile di Varese sino al 2013. Si trasferì prima che il fascicolo venne avocato. Saranno sentiti Alessandro Tofani, dell’ufficio anticrimine della Questura di Varese, il maresciallo Pietro Gaballo, vicecomandante del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri, il commissario capo Maurizio Greco, comandante della squadra mobile della questura di Varese, Silvia Nanni e Giuseppe Campiglio, gli agenti della squadra mobile di Varese che hanno affiancato il sostituto pg di Milano Carmen Manfredda (oggi in pensione) durante l’inchiesta, il comandante Manuel Cinquarla, a capo della polizia locale del Medio Verbano, che ha affiancato Manfredda durante i sopralluoghi al Sass Pinì per cercare l’arma del delitto e Alessandro Sinicco della squadra mobile di Milano.