«Io, quasi morta per un cane, vi dico che vivere è ancora possibile»

Elisa, la mamma sfigurata da un Corso nel 2013 con la sua bimba, fa coraggio alla famiglia delle due piccole azzannate dai due pitbull a Olgiate Olona

«So cosa significa. Lo so. Purtroppo. E credo che quei bambini e i loro genitori dovranno affrontare un lungo percorso. Non soltanto dal punto di vista medico, ma anche sotto il profilo del supporto psicologico. Ci vuole tempo ma si puó andare avanti dopo una cosa del genere. Per quanto sembri impossibile».

Elisa, 42 anni, è la mamma di Comerio aggredita insieme ai suoi bambini da un cane Corso nell’ottobre 2013 davanti alla casa di famiglia. Per comprendere la portata di quanto accadde quel pomeriggio a due passi dall’abitazione di Elisa va riassunto il percorso sanitario di mamma e figlia. Quattro mesi d’ospedale, una lunga degenza nel reparto di rianimazione, 10 operazioni di chirurgia plastica per la mamma, uscita dall’aggressione con la testa ridotta ad un teschio, tre operazioni per la bimba a cui l’animale ha quasi staccato un orecchio a morsi. «Ci avrebbe uccise – dice Elisa – se non fosse intervenuto il nostro vicino di casa. Ci ha salvato la vita».

Con il percorso sanitario per Elisa, naturalmente, è iniziato anche il percorso giudiziario. La Procura è stata invece teatro di un disguido che ha rallentato il percorso giudiziario per l’accaduto. Il pubblico ministero , che inizialmente si era occupata del caso, «ha contestato un reato, cioè malgoverno di animali, depenalizzato» spiega Elisa.

«Per un disguido, appunto, non è stato contestato invece il reato che si evidenza semplicemente guardando le fotografie della mia assistita e di sua figlia subito dopo l’aggressione: ovvero quello di lesioni» dice il suo avvocato.

Essendo il reato di malgoverno di animale depenalizzato il fascicolo è andato in automatico verso l’archiviazione. Lo stesso ufficio del procuratore si è opposto all’archiviazione e a giugno finalmente le parti andranno davanti al giudice. «Ciò che per noi è stato fondamentale, oltre ovviamente al percorso chirurgico, è stata l’assistenza psicologica – sporga Elisa – mi rivolgo ai genitori delle due bambine aggredite. Abbiamo impiegato mesi a liberarci dagli incubi, abbiamo impiegato mesi per evitare che i bambini fossero terrorizzati dalla possibilità che un cane li aggredisse».

Dopo l’ospedale c’è molto altro dunque. «In primo luogo le due piccole devono guarire dalle ferite fisiche. Il mio pensiero è con loro – dice Elisa – sono vicina ai genitori. Poi bisognerà intervenire sulla psiche affinchè non abbiano più paura. Ci vorrà del tempo, ma quella paura potrà essere incanalata».

Elisa spezza una lancia in favore dei cani. «Non è l’animale il problema – spiega – nel mio caso il cane forse aveva fame. Certo non riconosceva l’autorità della padrona. Lei non ha fatto nulla per aiutarci, era paralizzata, ma con gli addestratori arrivati sul posto il cane stava alla gamba. Io credo si tratti di questo: della capacità dei proprietari di avere un rapporto vero con l’animale. La colpa non è del cane. Si tratta di saperlo contenere, di amarlo e educarlo in modo che non diventi aggressivo. È questo forse che la gente non capisce».

Elisa rinnova la vicinanza ai familiari delle bimbe aggredite. E alle piccole stesse: «Guarire si puó – dice – servirebbe una maggiore educazione da parte dei proprietari dei cani. Rischiare la vita così è assurdo».n 
Simona Carnaghi