“Jemo” con le coperte varesine. Il cuore di Mauro per i terremotati

Giornalista e ciclista, Fumagalli porterà i lavori di Varese in Maglia a chi è stato colpito dal sisma

, giornalista, 51 anni, vive nelle Marche e nei giorni dell’Epifania sarà l’ambasciatore di Varese in Maglia nei luoghi del terremoto, portando le coperte e gli scaldacollo confezionati a mano nei luoghi più impervi di questo inverno rigido e triste e arrivando dove le istituzioni non arrivano più: e lo farà in sella alla sua bicicletta. «Sono nato a Seregno, ma mi sono trasferito per lavoro a Varese: facevo l’assicuratore. La mia vita è legata alle due ruote: ad otto anni ho iniziato a correre in bicicletta e ho gareggiato fino ai venticinque, conquistando titoli nazionali, internazionali, una premondiale nell’84».

Dopo essersi ritirato dall’agonismo Mauro inizia a collaborare con Tuttobici, il magazine dedicato alle due ruote. «Un giorno INA Assitalia mi propone di ritirare un’agenzia nelle Marche, regione che conoscevo per il mio passato ciclistico: non avendo particolare impegni familiari mi trasferisco in questa terra che mi aveva sempre attirato, e dal 2011 vivo sul mare, a Civitanova Marche».

«Negli anni mi ero costruito una professionalità come guida ciclistica: accompagnavo in bicicletta le persone a scoprire angoli remoti di mondo, come la Patagonia, il Perù, il Messico. Però le Marche hanno una particolarità unica: in 40 km si va dalla costa ai monti Sibillini passando dal paesaggio marittimo a quello montano: avrei potuto disegnare percorsi fantastici per i miei ipotetici clienti. Così, cinque anni fa, ho deciso di lasciare le assicurazioni per dedicarmi ad un progetto di cicloturismo e ho creato l’azienda MarcheBikeLife, che si occupa di promozione del territorio. Lavoriamo molto in Inghilterra, Germania, Francia e attualmente per tour operator australiani e americani, che stiamo cercando di portare il più possibile nelle Marche. Siamo in 4: mia moglie Monica Palloni, fotografa, un bike manager e due guide turistiche, una delle quali sono io.

Fra i nostri eventi, nel 2016, il progetto “BikeLongRideMarcheLondon” ha portato un gruppetto di cicloturisti partiti il 27 maggio da Ascoli Piceno a promuovere le eccellenze del territorio su varie tappe quotidiane fra cui Varese, accolti da Antonia Calabrese in piazza XX settembre, e Gavirate. Passato il Sempione abbiamo pedalato fino ad arrivare a Londra il 15 giugno, seguiti da due camper attrezzati con i prodotti tipici dell’enogastronomia: vino, salami, formaggi e anche tante cartine. Lo scopo era incontrare i tour operator e gli operatori economici londinesi per portarceli nelle Marche a pedalare».

Il terremoto dello scorso agosto, però, piega le Marche e Mauro riceve parecchie disdette, soprattutto di inglesi. «E’ stato un evento terribile, ma l’immagine drammatica alimentata dai media ha danneggiato il turismo. Così ci siamo inventati un nuovo progetto, Jemo, che in dialetto marchigiano significa “Andiamo”: un cicloreportage dove io, mia moglie e lo scrittore Silla Gambardella ci siamo addentrati nelle terre del terremoto per ridisegnare i nuovi itinerari del cicloturismo del 2017 intervistando coloro che sono rimasti nel loro territorio e non hanno voluto abbandonare le attività nonostante le enormi difficoltà del momento.

A conti fatti bisogna tornare a visitare i nostri luoghi perché, al di là dei centri gravemente colpiti, Amatrice e Accumuli, il più grave danno subito dal sisma è la paura di venire nella nostra meravigliosa terra che vive di agricoltura e turismo. Oltre alle opere d’arte e alle chiese ci sono aziende agricole dove le stalle sono state chiuse per crepe strutturali, con le bestie che dormono al freddo e non fanno più il latte. Ho sentito contadini che dicono: non mi interessa che mi diate una casa, voglio una stalla per le mie mucche. I marchigiani hanno bisogno di stimoli per andare avanti, si sentono abbandonati dalle istituzioni, dai turisti, da tutti». All’Epifania i lavori di Antonia arriveranno dai pastorelli in cima alle montagne e da quegli anziani che non hanno voluto abbandonare la loro azienda: Varese, di certo, non li lascia soli.