La battaglia inizia nelle scuole. «Lavoriamo per fare prevenzione»

Il provveditore agli Studi Claudio Merletti spiega le iniziative portate avanti

Droga nelle scuole: «ma anche consumo tra gli studenti. Non ci siamo mai nascosti e da anni lavoriamo al fianco delle forze di polizia per fare informazione, prevenzione e quando è necessario repressione».

È il provveditore della provincia di Varese Claudio Merletti ad affrontare il problema. Da anni nelle scuole di Varese e provincia vengono organizzati incontri informativi che mettono gli studenti direttamente in contatto le forze di polizia: «il nostro primo obbiettivo è quello di informare i ragazzi – spiega il provveditore – informare gli studenti sugli effetti fisici e medici che l’utilizzo di sostanze stupefacenti ha, e ovviamente in questo caso ci muoviamo in campo medico. Ma anche gli effetti a livello penale,

amministrativo e disciplinare in seno alla scuola che questa pratica comporta. I ragazzi hanno ogni informazione possibile». Lo scopo è uno soltanto: salvare loro la vita. Nessuno infatti a 17 o 18 anni valuta, accendendosi una canna, gli effetti devastanti che questo potrebbe comportare sulla loro vita. Effetti devastanti a 360 gradi. «Gli incontri con le forze di polizia permettono, attraverso il contatto diretto con i ragazzi, di monitorare la situazione. Anche, ad esempio, su altri fenomeni quali quello del bullismo». Gli studenti «vengono anche accompagnati in un percorso formativo attraverso incontri con terapeuti e specialisti che sempre più spesso coinvolgono anche le famiglie degli studenti». E si arriva ai controlli mirati nelle scuole. Quelli fatti quasi sempre con l’ausilio delle unità cinofile. Che in alcuni casi hanno portato a denunce o addirittura (è avvenuto in una scuola professionale poco fuori Varese) a degli arresti con studenti pizzicati in flagranza a vendere droga a scuola. «Questo tipo di interventi – spiega Merletti – viene sempre concordato con i dirigenti scolastici. Molto spesso è l’istituto stesso a chiedere il controllo. I docenti sono infatti i primi ad essere in contatto con i ragazzi in modo costante e prolungato. Sono i primi ad accorgersi di eventuali situazioni sospette e a segnalarle di conseguenza. E agli insegnanti, alla loro sensibilità, va il primo grazie. Sono quasi sempre gli insegnanti a rendersi conto di un disagio, di qualcosa che nella scuola non va. Il secondo grazie va alle forze di polizia». Merletti spiega: «la loro solerzia, la loro disponibilità negli interventi rende il monitoraggio dei docenti estremamente efficace – conclude il provveditore – l’intervento è rapido e molto efficace. I ragazzi si trovano faccia a faccia con la realtà: si trovano faccia a faccia con le loro eventuali responsabilità. Sì, è repressione di un fenomeno che negli anni ci siamo resi conto essere presente e per fermare il quale abbiamo preso ogni contromisura possibile. È una repressione sempre comunque finalizzata alla prevenzione. I ragazzi vengono informati, sostenuti, seguiti. Sappiano anche che una scelta di questo genere avrà delle conseguenze. A scuola come nella vita».