La Lega può rinascere a Varese. Senza Salvini

Il commento di Marco Tavazzi

Ci sono date che hanno un profondo significato. E servono non solo per ricordare, ma anche e soprattutto per tracciare un bilancio e quindi fare da sprone per proseguire sul proprio cammino. La storica sezione della Lega Nord di Varese compie trent’anni. E i festeggiamenti che il segretario Carlo Piatti sta preparando hanno un’importante valenza simbolica e devono gettare le basi per far ripartire il movimento in quella culla dove, proprio alcuni mesi fa, il Carroccio ha perso per la prima volta nella sua storia, dopo il grande balzo post Tangentopoli, le elezioni comunali.

Se a livello nazionale nel corso dei decenni abbiamo visto la Lega crescere e diminuire, per poi tornare a crescere, a seconda dei momenti storici e dei cambi di strategie, a livello locale, nonostante vari oscillamenti, la classe dirigente lumbard è sempre riuscita ad interpretare le istanze del ceto medio varesino.

Alle ultime elezioni, questo ceto medio si è spostato verso la coalizione di centrosinistra. Mentre il voto d’opinione, che ingrossava le file della Lega, si è semplicemente astenuto, deluso dal decadimento che il movimento ha subito da oltre un decennio.

Ora, superata l’era Bossi e anche il tutto sommato breve periodo della segreteria di Maroni, la politica che porta avanti il nuovo leader Matteo Salvini è molto distante dalla Lega autonomista e legata alle identità locali delle origini. La Lega che, partendo dalle battaglie per dare maggiori poteri alle amministrazioni locali, era anche diventata sinonimo di buon governo. La realtà cui i leghisti varesini si trovano davanti è quella di un “populismo” salviniano che non è

in grado di fare breccia in una città come Varese, dove il Carroccio vinceva grazie a figure diametralmente opposte all’attuale segretario federale. Tra tutti, l’ex sindaco Attilio Fontana. La Lega varesina ha l’occasione, giovando di questo momento in cui si trova all’opposizione, per ritrovare la propria identità prettamente locale. Ovvero elaborare un programma che, senza tralasciare le sfide globali dalle quali nessuna comunità può tirarsi indietro, sia essenzialmente varesino. La Lega ha perso perché non ha saputo trasmettere quale fosse la sua idea di Varese. Da qui deve ripartire. Facendo proposte concrete.