La Quiete da ieri è occupata. «Cure gratuite per i cittadini»

È iniziata l’assemblea permanente dei lavoratori della clinica per fermare lo sfratto

«Non mi interessa chi arriverà alla guida della clinica. Mi interessa che ci siate voi. Con la vostra dedizione a questa struttura». Cinzia Bianchi, Cgil, ha aperto così alle 21 di ieri l’assemblea permanente dei lavoratori de La Quiete, un’eccellenza sanitaria varesina, finita sotto sfratto dopo essere stata coinvolta nel fallimento del gruppo Ansafin. La società che possiede i due rami d’azienda non ha versato l’affitto al fallimento (e per quattro mesi non ha pagato lo stipendio ai lavoratori che hanno continuato a prestare servizio mantenendo la stessa qualità

delle prestazioni erogate) e a dicembre, dopo una serie di proroghe, il giudice Miro Santangelo ha reso lo sfratto esecutivo. Da oggi la clinica dovrebbe essere vuota. Chiusa. Morta: «perché nessuno la acquisterà mai in quelle condizioni – spiegano i lavoratori – nessuno versa milioni di euro per una scatola vuota. Almeno che non sia una speculatore edilizio che della clinica voglia fare un residence di lusso. Con danno gravissimo per la città».

L’assemblea permanente dei lavoratori serve a scongiurare questo rischio e a traghettare La Quiete aperta sino al 30 marzo, quando sarà di nuovo battuta all’asta fallimentare e probabilmente acquistata da un gruppo imprenditoriale laziale che ha già fornito tutte le credenziali atte a dimostrare la solidità del gruppo. Alle 15 di oggi arriverà l’ufficiale giudiziario per verificare l’avvenuto sgombera di clinica e attività. E troverà «i pazienti – spiega Bianchi – tra l’altro la struttura è al completo con tutti i letti occupati dai degenti, e la normale attività della clinica perfettamente funzionante». Non solo. I 63 dipendenti della clinica che stanno lottando per il loro posto di lavoro hanno scelto una forma di resistenza che racchiude una meravigliosa etica del lavoro: non soltanto clinica e poliambulatorio resteranno aperti e funzionati come di consueto con tutti i servizi garantiti con gli alti standard di qualità della struttura, ma i dipendenti, nel loro tempo libero eseguiranno gratuitamente alcuni esami per far sentire a Varese tutta la necessità della struttura. Una settimana fa è stato dato l’annuncio della disponibilità su prenotazione e fino a esaurimento posti disponibili delle prestazioni gratuite. «Siamo al completo – spiega Bianchi – i posti sono andati esauriti in pochi giorni».

La prova che Varese si fida della sua clinica. E del resto a parlare sono i numeri: in 12 mesi la clinica ha eseguito circa 20 mila esami di diagnostica per immagini, circa 11 mila prelievi esterni alla struttura, circa 5 mila esami cardiaci di varia natura e circa 4 mila giornate di degenza. «La clinica è ripartita ed è ripartita bene, le mensilità arretrate vengono versate ai lavoratori – conclude Bianchi – e ci sono nuove prospettive, come l’accreditamento regionale dei 65 posti letto per i pazienti subacuti che dovrebbe arrivare a breve. Chiudere la clinica adesso è assurdo e dannoso: noi restiamo qui».

Ieri sera era presente all’assemblea il consigliere della Lega Nord Marco Pinti: in difesa della clinica sono scesi in campo tutti gli schieramenti politici con il governatore Roberto Maroni e il sindaco di Varese Davide Galimberti in prima linea. «Ringraziamo Pinti perché è presente: a lui il compito di portare questo ringraziamento a tutto il consiglio comunale di Varese». La Resistenza è incominciata. Varesini sostenete La Quiete: «rivolgetevi alla struttura con fiducia come avete sempre fatto».