La Quiete è chiusa, ma il dramma continua. Ai dipendenti mancano ancora gli arretrati

I lavoratori della clinica stanno valutando come muoversi, dopo la rottura del tavolo delle trattative

Per i lavoratori de La Quiete adesso inizia il lungo confronto con la proprietà: «hanno rotto il tavolo delle trattative – spiega Davide Farano, Rsu Fp Cgil – non hanno accettato di versarci quanto dovuto per le prestazioni pregresse e mai saldate. In assenza di accordi noi continuiamo sulla nostra strada». Ieri i 60 dipendenti della clinica varesina chiusa martedì perché coinvolta in un grosso fallimento nel 2009 e, a seguire, messa sotto sfratto esecutivo dal tribunale fallimentare perché

il gruppo laziale Sant’Alessandro che ne aveva acquisito i due rami d’azienda non ha versato l’affitto dovuto al fallimento, hanno rassegnato le dimissioni «per giusta causa», spiega il rappresentate sindacale. Atto che si concluderà nel giro di pochi giorni e che potrebbe portare ad una vertenza pesante per la holding in quota Sant’Alessandro che gestiva la struttura. «Non essendoci stato accordo sulle procedure di licenziamento non per volontà dei lavoratori – continua Farano – non ci sarà, in caso di vertenza, per la società alcuna possibilità di ratealizzare il pagamento di quanto dovuto ai lavoratori». Parliamo del Tfr e anche del pagamento delle pregresse prestazioni non pagate (almeno due mensilità non corrisposte per ciascun lavoratore) ai dipendenti. «In realtà – spiega Farano – il Tfr è doppio. O meglio, dopo il fallimento del 2009 Inps ha prima corrisposto il trattamento di fine rapporto ai dipendenti in seguito, accertata la continuità aziendale, ha chiesto la restituzione di quanto versato, fatto avvenuto, in quanto anche quei pagamenti andavano in capo alla nuova gestione». In sintesi oggi la holding dovrà versare tutta la somma, non soltanto il Tfr maturato dai lavoratori durante la più recente gestione. «Dopo il licenziamento per giusta causa – prosegue il Farano – i casi sono due. O la controparte ci richiamerà a un tavolo, oppure procederemo con una vertenza che li porterebbe a dover saldare tutto e subito». Oppure, qualora questo non avvenisse «al fallimento – conclude Farano – perché noi lavoratori siamo di fatto dei creditori a tutti gli effetti». L’altro ieri sera apertura di consiglio comunale, intanto, il consigliere della Lega Nord Matteo Pinti, che ha sempre affiancato i lavoratori in questa lunga resistenza, ha letto il messaggio dei dipendenti della clinica con il quale chiedono alla politica di vigilare affinché la struttura venga mantenuta in condizioni ottimali. Sino al 19 luglio, quando una nuova asta potrebbe, questa è la speranza dei lavoratori, cambiare tutto.