La Quiete ha perso la battaglia. Clinica chiusa

La struttura è da ieri vuota, e due piano sono stati sigillati. Ma i dipendenti continuano la resistenza

Ultimo accesso dell’ufficiale giudiziario a La Quiete: clinica vuota, sigilli su due piani, struttura di fatto non più in attività.

Unica concessione: una deroga sino al 30 maggio per poter “spegnere” i macchinari medici presenti già messi in sicurezza ieri mattina.

Lavoratori in lacrime ma motivati «a resistere – spiegano i rappresentanti sindacali Cgil Cinzia Bianchi e Davide Farano – una resistenza passiva e pacifica. Ma da qui noi non ce ne andiamo». Nel salone che nei mesi ha ospitato le assemblee sindacali per decidere come salvare una struttura sanitaria perfettamente funzionate (considerata un’eccellenza) di cui Varese ha assoluta necessità e 60 posti di lavoro, ieri i dipendenti cantavano Bella Ciao. La doccia fredda, per i lavoratori,

è arrivata intorno alle 11: «il tribunale – spiega Bianchi – ha rifiutato un’offerta d’acquisto da 7 milioni e mezzo di euro. Anticipata giovedì alle 18.22 con Pec e formalizzata questa mattina (ieri per chi legge). Si tratta di due cooperative emiliane che hanno garantito la continuità aziendale, quindi i posti di lavoro sarebbero stati al sicuro, il versamento di 30mila euro mensile per il pagamento dell’affitto al fallimento sino a quando la questione non sarà definita e il versamento di una congrua caparra». L’offerta avrebbe salvato la situazione. Avrebbe salvato la clinica. Il tribunale ha detto no. «Perché?», questa la domanda che ieri è stata più volte ripetuta dai lavoratori. La comunicazione del giudice fallimentare consta in 12 righe “nelle quali – spiega Bianchi . non viene fornita alcuna spiegazione sulle ragioni del no. Motivazioni che, a questo punto, non possono avere natura economica. La base d’asta era di 8 milioni di euro. La clinica inoltre ha un valore sociale inestimabile. A questo punto vogliamo delle risposte chiare». I lavoratori non hanno comunque alcuna intenzione di arrendersi. «Da qui non ce ne andiamo – spiegano – e vogliamo risposte chiare. Perché rifiutare quell’offerta? E ancora perché sfrattarci adesso. Adesso che i soldi ci sono. Adesso che ci sono acquirenti concreti. Per quale ragione. Qui si rischia di vedere scomparire una clinica che ha un secolo di storia per fare posto magari a delle villette». In questi 18 giorni i lavoratori promuoveranno iniziative per tenere alta l’attenzione sul caso Quiete. E insisteranno nel chiedere spiegazioni: «anche organizzando presidi davanti al tribunale di Varese». Passata la rabbia, accantonato il dolore, incredibilmente i lavoratori de La Quiete ieri hanno alzato la testa e hanno guardato in faccia al futuro. «Resisteremo – spiega Farano – resisteremo in modo civile ma lo faremo sino in fondo”. Il primo passo sarà quello di capire cosa non andasse nell’offerta formalizzata ieri mattina. Se la clinica chiuderà Ats sospenderà le licenze: a quel punto gli acquirenti potrebbero dissolversi come neve al sole. «Il fallimento dovrebbe tutelare in primo luogo i creditori – spiegano i lavoratori – rifiutare un’offerta simile non va in questa direzione. Il primo passo sarà quello di avere delle spiegazioni. Devono dirci perché 7 milioni e mezzo di euro non bastano. E non ci dicano che la presenza di un’attività sanitaria è ostativa alla vendita dell’immobile perché qui abbiamo un acquirente che vuole acquistare la clinica proprio perché ospita un’attività sanitaria»