La Via Crucis delle origini

La processione partirà in via eccezionale dal Castello di Belforte

Un evento da non perdere, e non solo per i belfortesi: la Via Crucis del venerdì santo del Lazzaretto partirà dal Castello di Belforte. Un evento eccezionale per i fedeli, organizzato da don Marco Usuelli, il prete residente della parrocchia intitolata alla Madonna della Speranza e della Pace, che quest’anno compie i suoi primi trent’anni di vita.

La processione partirà dall’ingresso di via Scoglio di Quarto.

Il castello, un tempo lussuoso edificio a due piani di proprietà della nobile casata varesina, fu progettato agli inizi del XVII secolo, su commissione di Giovan Pietro Biumi o del figlio Matteo, forse dal Bernascone o, secondo un’altra accreditata ipotesi, da Francesco Maria Richini e venne realizzato nei luoghi ove sorgeva un castello citato in alcuni documenti del XII secolo relativi al passaggio del Barbarossa; dell’antico maniero precedente alla costruzione del nuovo edificio rimangono, particolarmente esposte all’incuria e al pericolo costante di rovina, due ali laterali quattrocentesche.

Di fronte alle vestigia dell’antico maniero la sera del venerdì 14 aprile si raccoglierà dunque la fede del quartiere, richiamando la tradizione di ottocento anni fa, quando, con ogni probabilità, l’antica chiesa di Belforte intitolata a san Materno, citata nel “Liber notitiae sanctorum Mediolani” (XIII sec) di Goffredo da Bussero faceva parte integrante dell’antico castello, come ipotizza lo storico varesino Bertolone; leggenda vuole che l’ormai famosa Madonna Dimenticata, il dipinto estremamente malridotto della Vergine in trono con il Bambino e San Sebastiano riemerso nel 2006 da strati di intonaco duranti i lavori di rifacimento del tetto finanziati da Iper,

si trovi proprio nel luogo esatto dove sorgeva il più antico edificio di culto belfortese a noi noto: a tale dipinto, per motivi di pubblica sicurezza, non potrà essere consentito l’accesso. Alla sinistra della Vergine, una lacuna dove per simmetria si pensa fosse raffigurato San Rocco, l’altro santo legato alle pestilenze; proprio in ragione di questa ipotesi – il culto del santo, morto nel 1376 o ‘79, si diffonde a partire dai primi decenni del secolo successivo – oltre che a causa di indizi di carattere stilistico e tecnico, la datazione del dipinto è da attribuirsi al XV secolo.

La prima stazione – Gesù nell’orto degli Ulivi – sarà quindi meditata nel luogo.

Il corteo, che prenderà poi avvio verso l’oratorio di via Calatafimi, scenderà su viale Belforte da via Scoglio di Quarto e risalirà fino a via valle Venosta da cui poi, entrando da Ascom, si tornerà sull’arteria principale: da lì si arriverà in via Istria e infine alla chiesa del Lazzaretto.

Un omaggio doveroso ad un sito dalla enorme valenza simbolica, sia religiosa sia storica sia – indubbiamente – paesaggistica, oltre che ad un luogo della memoria che ancor oggi incanta con i suoi racconti di un tempo perduto, eppure relativamente vicino alla nostra epoca: «Far partire da qui la Via della Croce – commenta don Marco Usuelli – significa incarnarla nel simbolo stesso del nostro quartiere».

Il Castello, smessa la sua vocazione residenziale patrizia all’indomani delle ondate di peste del Seicento, nel 1634 passò con atto notarile a due giovani “bagaj” della famiglia Rossi, avi di Ovidio Cazzola: trasformato in corte, venne parcellizzato in lotti da cui furono ricavate numerose cascine, molte delle quali dotate di propria stalla; questo sino al 1960, generazione in generazione, fino a quando non si spopolò definitivamente. Da allora, l’abbandono, il dimenticatoio e il degrado.