La Zes logora chi non ce l’ha

Il governo concede le Zone Economiche Speciali al Sud, congelando ancora Varese e Como. Rabbia leghista: «Proposta nel cassetto dal 2014. Così Roma continua a schiacciare la testa alla nostra economia»

Zone Economiche Speciali: al Sud le fanno sul serio, Varese “rimandata”. Blitz della Lega Nord alla Camera per chiedere al governo «un impegno chiaro» sull’istituzione delle zone a fiscalità agevolata nelle aree di confine di Varese e Como, ma il Parlamento boccia l’ordine del giorno. Così, mentre le Zes vedranno la luce attorno ai porti di Gioia Tauro in Calabria e di Napoli e Salerno in Campania, quella chiesta per i territori al confine con la Svizzera rimane ancora al palo, visto che il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno chiede e ottiene il “pollice verso” all’ordine del giorno leghista.

In realtà, quanto inserito dal governo nel decreto legge per il Mezzogiorno, approvato in via definitiva alla Camera martedì pomeriggio, sembra più quello che una volta veniva definito “un pannicello caldo” rispetto ai sogni di poter istituire vere e proprie “zone franche” in grado di attrarre investimenti e imprese.

A Gioia Tauro, Napoli e Salerno le imprese potranno utilizzare un credito d’imposta per sostenere gli investimenti in beni strumentali, a patto di rimanere sul territorio per almeno sette anni, e usufruiranno di procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, che riducono i termini procedimentali e semplificano gli adempimenti rispetto alla normativa vigente.

Nel decreto vengono stanziati 25 milioni di euro nel 2018, 31,25 milioni di euro nel 2019 e 150,2 milioni di euro nel 2020 a sostegno di queste misure di agevolazione fiscale, che puntano ad attrarre nuovi investimenti legati alle realtà portuali. «La Zes non è una zona franca – chiarisce il ministro De Vincenti – è un concetto completamente diverso, che riguarda un tipo di modalità di stimolo fiscale, che fa leva sul credito di imposta per il Mezzogiorno e su alcune semplificazioni procedurali e doganali, con riferimento alla portualità».

Eppure il Carroccio, già promotore della legge regionale di iniziativa parlamentare per l’istituzione di una Zona economica speciale che comprendesse le province lombarde al confine (fino a 20 chilometri, come per lo “sconto benzina”) con la Svizzera, legge che giace in Parlamento senza essere mai discussa dall’estate del 2014, ha chiesto espressamente al governo «un impegno chiaro, perché gli impegni generici non sono accettabili» sulla Zes di Varese e Como, «per rilanciare il tessuto economico di alcune zone importanti produttive del Nord, oggi in sofferenza».

Dopo la bocciatura dell’ordine del giorno leghista, arriva la protesta: «Ancora una volta il Governo ha detto no alla richiesta di estendere le Zone Economiche Speciali nei territori lombardi confinanti con la Svizzera – tuona , insieme ai colleghi deputati lombardi e – nonostante la nostra richiesta avanzata nel decreto per il Mezzogiorno, presentata prima attraverso un emendamento, poi con un ordine del giorno, il Governo ha scelto di respingere questa proposta assolutamente fondamentale per il sostegno del sistema economico lombardo».

I leghisti fanno notare che si tratta dell’ennesimo stop per le Zone Economiche Speciali lombarde: «Abbiamo chiesto vanamente per tre anni che venisse calendarizzata nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera la proposta di legge della Lega Nord, sulla base di una legge votata dal consiglio regionale della Lombardia addirittura nel 2014, proprio per l’istituzione delle zone economiche speciali nei territori di Como e Varese confinanti con la Svizzera extracomunitaria, per consentire alle imprese e ai territori delle aree di confine di avere un regime che consenta vantaggi fiscali,

amministrativi, burocratici e doganali per evitare che i territori lombardi confinanti con la Svizzera perdano forza lavoro e forza di impresa, lo abbiamo chiesto nuovamente oggi nella discussione sul decreto per il Mezzogiorno ma ancora niente – l’affondo di Giorgetti & soci – per il nostro governo le zone lombarde di confine non meritano sostegno o aiuto. Un’occasione persa per i nostri territori a causa dell’ottusità di un Governo allo sbando, che non ha mai saputo dare la giusta attenzione alle richieste della Lombardia».

Tra gli ordini del giorno, ne sono spuntati diversi, alcuni dei quali raccolti dal governo come raccomandazione, che puntano ad allargare ad altre aree le ipotesi di Zes: da Porto Marghera a Taranto, da Bari e Brindisi al Salento, dal Molise a Teramo e Pescara, fino alle zone terremotate del Centro Italia.

E con le nostre forze politiche che non fanno sistema a Roma, Varese continua ad aspettare.