L’allarme del prefetto Zanzi: «Serve più collaborazione»

La gestione degli asilanti è sempre più difficile

Il Prefetto Giorgio Zanzi e la “mission (quasi) impossible” dell’accoglienza dei richiedenti asilo in provincia di Varese. «Speculazioni sui migranti? Finché i Comuni non collaborano e i posti messi a disposizione dai gestori che si offrono sono meno di quelli richiesti, io non posso permettermi di scegliere».

La Prefettura è in prima linea praticamente tutti i giorni per affrontare l’emergenza infinita dei “profughi” che arrivano sul nostro territorio. Ieri ad esempio, a metà pomeriggio, non era ancora stato stabilito definitivamente dove collocare i 22 migranti che il Ministero dell’Interno ha annunciato in arrivo per domani in provincia di Varese. «Non posso dire che non c’è posto e che il pullman non può arrivare, non è ammesso – ammette Zanzi – se non trovo una sistemazione per i migranti,

mi becco una denuncia per omissione di soccorso oppure me li troverei scaricati in piazza della Libertà». Una situazione che «sta diventando al limite dell’impossibile», perché il trend degli “ospiti” è sempre e solo incrementale, visto che dopo la chiusura delle frontiere chi arriva rimane qui, ma la possibilità di reperire strutture è sempre più complicata. La situazione in provincia di Varese è sproporzionata: a fronte di ben 2200 richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza straordinaria, sono solo 86 quelli che rientrano nel protocollo Sprar, il servizio di protezione che permette la gestione diretta alle amministrazioni pubbliche. «Qualche risposta sembra arrivare – rivela il Prefetto – qualche amministrazione, forse una decina, sta facendo delle valutazioni per aderire allo Sprar. Anche perché l’ordinarietà della gestione dei richiedenti asilo sarebbe rappresentata dagli Sprar, e i centri straordinari aprono fin tanto che non ci sono gli Sprar». In teoria i migranti dovrebbero rimanere nei Cas per non più di 90 giorni, prima di essere trasferiti in strutture Sprar, qualora ci fossero. Così, di fronte all’indisponibilità dei Comuni – ben 85 su 139 in provincia di Varese non accolgono – non resta che fare le gare. L’ultima, da 1,7 milioni, per 450 posti, per il quarto trimestre di quest’anno. «In prima battuta mi rivolgo agli enti locali – fa sapere Zanzi – se mi garantissero la loro collaborazione, io vivrei tra due cuscini, anche perché con un ente pubblico non avrei alcun problema a contrattare direttamente e a stipulare delle convenzioni, senza dover ricorrere alle gare. Ma siccome nessuna delle amministrazioni mi ha offerto nulla, devo rivolgermi al libero mercato con un bando di gara». E a quel punto chi arriva, arriva. «Se indico una gara per mille posti e l’offerta è di 500, io non posso scegliermi il gestore, perché tutti quelli che si propongono e sono a posto con i requisiti li devo accettare – prosegue il Prefetto di Varese – sì, sono capitati solo un paio di casi di cooperative che erano risultate collegate, in base ad evidenze precise, a quella che fino a ieri era “Mafia Capitale”, ma se chi partecipa alla gara rispetta i requisiti, giuridicamente non posso escluderlo. E se poi ho bisogno di posti per collocare i migranti che arrivano, non ci sono alternative. L’unica cosa che posso cercare di fare è orientare la ricerca di strutture nell’ambito di Comuni dove oggi non ci sono, evitando di aprirne di nuove dove già ci sono e di sovraccaricare certe aree, adottando una politica per la maggior diffusione dell’accoglienza, per quanto possibile». Il paradosso è che i Comuni che dicono di “no” alle richieste del Prefetto di sobbarcarsi un pezzettino di accoglienza poi rischiano di ritrovarsi sul loro territorio strutture sgradite e a volte anche sovradimensionate rispetto alla popolazione. Un corto circuito.