L’appello dei sindaci varesini. «Serve una grande affluenza»

Confronto tra centrodestra e centrosinistra riguardo alla partecipazione al voto del referendum da parte dei cittadini

Referendum, i sindaci a confronto: per il Sì da diverse posizioni, con varie sfumature. Il tema è la partecipazione al voto. «Se fosse scarsa, rischia di essere una pietra tombale sull’autonomia della Lombardia» il timore di , che è un implicito appello al voto per domenica. «Io non sono così pessimista, perché il fronte per l’autonomia ormai è molto ampio» ribatte , che invita a «ragionare in modo serio sulle competenze da richiedere fin dal 23 ottobre».

A Jerago, in una sala civica gremita, si è svolto il primo vero confronto diretto tra i due comitati di amministratori locali per il sì al referendum, quello di centrodestra promosso dal sindaco di Jerago con Orago Giorgio Ginelli (e rappresentato anche dal segretario provinciale della Lega e sindaco di Morazzone ) e quello di centrosinistra capeggiato del sindaco di Varese Davide Galimberti. Sulle ragioni del’autonomia le parole più chiare sono arrivate dal “padrone di casa” Ginelli: «Noi sindaci, che abbiamo passato l’epoca dei patti di stabilità e dei tagli ai trasferimenti, siamo i primi a sapere quanto possa esserci bisogno di maggiore autonomia. Basta un numero: su 27 milioni di euro di Irpef versata dai miei concittadini, dallo Stato al mio Comune tornano indietro appena 360mila euro. Per una maggiore autonomia sarei disposto ad andare a Roma a piedi».

Prevale il fair play, in fondo sono tutti per il Sì, ma emergono pareri difformi rispetto alla soluzione Emilia Romagna, quindi all’apertura del negoziato per l’autonomia senza la consultazione popolare, a cui non credono gli esponenti di centro-destra. «Formalmente si poteva fare senza ma regione Lombardia vuole puntare molto più in alto dell’Emilia Romagna e quindi ha bisogno della spinta popolare – sottolinea Matteo Bianchi – pensiamo alla Brexit, anche quello era un referendum consultivo, ma guardiamo che portata politica ha avuto nel Regno Unito». Uno dei punti su cui il dibattito è stato particolarmente intenso è stato sulle prospettive del dopo 22 ottobre. Ginelli ha espresso tutta la sua preoccupazione in caso di flop della consultazione, vale a dire con una affluenza scarsa alle urne elettroniche: «Potrebbe essere la pietra tombale sull’autonomia regionale».

Ma Galimberti, che ha minimizzato le divisioni all’interno del suo partito come «divergenze esclusivamente sul metodo e sul costo di una consultazione che poteva essere evitata, ma non nel merito della richiesta di maggiore autonomia», proprio in forza di queste considerazioni è convinto che la partita, dal 23 ottobre in poi, proseguirà in ogni caso: «Non sono così pessimista – le parole di Galimberti – l’autonomia ormai fa parte del bagaglio politico-culturale di un’ampia fetta del sistema politico-istituzionale».