L’avvocatessa truffatrice rischia. Patteggiati due anni e un mese

Nel frattempo si sono fatte avanti altre vittime: ipotesi di un nuovo procedimento

L’avvocatessa truffatrice chiede di patteggiare.
Raggiunto l’accordo con la procura per una condanna a due anni e un mese. Il 25 ottobre il patteggiamento andrà al vaglio del gup. Ma non è finita: nei mesi si sono fatte avanti altre vittime. E la professionista, che ha dichiarato che si auto radierà dalla professione, potrebbe dover affrontare un secondo procedimento. La pena finale potrebbe quindi toccare i tre anni. Le presunte vittime individuate dagli inquirenti in questa prima tranche d’inchiesta

sono in tutto 12. Tuttavia, nel corso delle settimane, non appena i fatti sono stati resi noti molti altri clienti dell’avvocatessa si sono fatti avanti al grido di «ci ha raggirati».
L’avvocatessa varesina, 55 anni è accusata di truffa, ma anche di estorsione e di aver falsificato delle sentenze giudiziarie facendo credere ai propri assistiti di aver vinto delle cause civili che in realtà, secondo quanto asseriscono gli inquirenti, non erano mai state, in alcuni casi, nemmeno istruite. Il pubblico ministero Annalisa Palomba, che ha coordinato l’inchiesta condotta dagli agenti della Digos della Questura di Varese, nei mesi scorsi ha chiesto e ottenuto dal gip Anna Giorgetti l’interdizione della professionista. La legale, infatti, stando a quanto accertato dagli uomini della polizia di Stato continuava, nonostante l’inchiesta in corso, ad assumere incarichi. Per l’autorità giudiziaria c’era il concreto rischio che vi fossero altri episodi di truffa ai danni di ignari cittadini. Nelle prime settimane d’indagine praticamente ogni giorno in Questura si presentava qualcuno che esponeva il proprio caso esprimendo quanto meno perplessità nei confronti dell’operato della professionista.

Sono 12 i casi per cui l’avvocatessa andrà a processo, ma come detto sono già pronte altre deleghe d’indagine. Secondo l’accusa l’avvocatessa oltre a truffare gli assistiti facendosi pagare per atti poi risultati del tutto falsi, oppure cause mai intentate che l’avvocatessa sosteneva di aver vinto propugnando sentenze fasulle, avrebbe anche estorto del denaro. Come? Utilizzando un cliente, con precedenti piuttosto consistenti, per recuperare dei crediti in sospeso. Nei confronti dei clienti, che la donna considerava morosi, sarebbero state attuate minacce piuttosto credibili da parte dell’emissario della professionista al fine di convincerli a pagare. Durante la perquisizione nello studio della cinquantacinquenne sarebbero state trovate in cassaforte cambiali intestate al “picchiatore” utilizzato per riscuotere pagamenti. L’interdizione, per ora, è di sei mesi. Ma il pm parrebbe intenzionato a chiedere il giudizio immediato. In caso di condanna definitiva la professionista potrebbe essere radiata.

Sulle cifre che la professionista avrebbe truffato sono ancora in corso accertamenti: si parla, in alcuni casi, di importi considerevoli. Cause potenzialmente dal valore milionario.