Le imprese sono sommerse dal lavoro? «No, dalla carta»

Le parole di Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, sull’eccessiva burocrazia

Come si può chiedere alle imprese un salto di qualità in versione digitale per rendere le loro fabbriche sempre più in versione 4.0 quando ci vogliono 25 pagine di firme e scartoffie per un anticipo su fattura o 72 firme per l’acquisto di un tornio? Non sono numeri buttati a caso: testimone di quanta sia ancora oggi la burocrazia per un’impresa è Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese che si è trovato letteralmente sommerso, «dal lavoro? No, dalla carta».

L’ennesimo sfogo di Davide Galli arriva con l’ultimo ostacolo di questi giorni: dopo le 72 firme dello scorso anno su un papiro di carta per un finanziamento per l’acquisto di un utensile, ora l’imprenditore di Gallarate si trova alle prese con 25 pagine per un anticipo su fattura.

Timbri e firme che si accavallano e che, in quest’ultimo caso, sembrano davvero troppe e inutili: «Quello che conta, in questa trafila, è solo la prima mezza pagina dove ci sono i dati che servono – testimonia Galli – il resto è una descrizione dettagliata, ma sempre descrizione, delle condizioni generali di contratto». Insomma per la sostanza sarebbero bastate quattro pagine «e a volte accade che per la stessa pratica un ente ne chieda venti e un altro due. Comunque, in generale è una gran perdita di spazio, di carta e di tempo».

Le imprese sono prede della burocrazia che «è ovunque ma mi piacerebbe fosse burocrazia 4.0: snella, semplice e funzionale. Purtroppo ci sono vagoni di carta spesso da replicare con la richiesta continua degli stessi dati. Sarebbe bene mettersi tutti in rete e non pensarci più».

E se tanti dati sono da scrivere per qualcuno saranno poi da rileggere e controllare: con doppia perdita di tempo. E così, ironizza Galli «capita che tra i tanti adempimenti, ogni tanto, si trovi anche il tempo di lavorare». Che sia apprendistato, che siano i 730 o la cessione del quinto, siano le banche o la Posta, i moduli si ammonticchiano e non se ne esce.

Ma starne fuori è impossibile, perché la paura è anche un’altra. «L’aumento di burocrazia è legato allo scarico di responsabilità e la complessità delle frasi è un modo per rendere tutto un po’ confuso. Allora bisogna mettersi a studiare quello che c’è scritto, perché se dimentichi una virgola può arrivare la sanzione. Questa è una fonte di stress una cosa assurda nell’epoca della digitalizzazione».

Un sistema farraginoso, con la raccomandata che ti arriva a casa e il modulo che ti certifica la consegna della raccomandata: «Ma la Pec, allora, a cosa serve?». Però dobbiamo essere chiari: c’è la burocrazia generata dalla Pubblica amministrazione e c’è quella tra imprese private. «Che non è da meno – conclude Galli – Arriva l’ordine, poi devi inviare la conferma, poi la conferma della conferma. E pensare che ho sempre sognato di poter fare l’imprenditore»