Le nostre radici: i nomi che forgiarono l’antico borgo della Rasa

Costantino Tonta era una frate francescano con il nome di Glicerio. Rasino benemerito, ebbe un ruolo determinante nella costruzione della chiesa di Santa Maria degli Angeli

L’antico centro della Rasa è un luogo ricco di fascino.

Dove la vita moderna si sposa e resta fedele alle tradizioni.

Oggi la storica frazione di Varese è oggetto di un restyling che la riporterà in parte agli antichi fasti, con una pavimentazione che riprende lo stile di una volta. E il giornalista , con le sue “Strade della memoria”, progetto portato avanti in collaborazione con l’associazione culturale “La Varese Nascosta”, racconta le origini della Rasa.

Nel cuore storico della Rasa, nell’antica Contrada del Torrente Vigo, s’incontra la via, oggi in cantiere per il rifacimento della pavimentazione, intitolata a , frate francescano con il nome di Glicerio, rasino benemerito che ebbe un ruolo determinante nella costruzione della chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli. Padre Glicerio nacque alla Rasa nel 1819 e giovanissimo entrò nel convento dei Cappuccini di San Rocco a Locarno.

Quando nel Canton Ticino i religiosi cattolici furono perseguitati e messi al bando, Costantino tornò in Italia, a Milano, dove visse e operò come dentista, riuscendo ad accumulare un buon patrimonio.

I proventi della sua attività di frate odontoiatra, aggiunti al lascito del suo congiunto don Giovanbattista Tonta, li destinò interamente alla Fabbrica della nuova parrocchiale, la cui edificazione si era resa necessaria per l’inadeguatezza della cinquecentesca chiesa di San Gottardo ad ospitare l’accresciuto numero di fedeli dell’allora frazione di Velate.

Nel 1870, con l’ingegnere brinziese Gioachino Piccinelli, padre Glicerio diede inizio ai lavori e contribuì a determinare l’austero stile architettonico di Santa Maria degli Angeli e, grazie alla sua amicizia con il pittore bresciano operante a Roma Modesto Faustini, procurò alla chiesa, ulLe timata nel 1879, il dipinto del “Perdono d’Assisi” che è considerato il capolavoro dell’artista, a cui si deve anche il ritratto di padre Glicerio che qui pubblichiamo.

Quarantasette anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1878, le spoglie del frate furono tumulate nella cappella gentilizia della famiglia Tonta.

Dal 1889 una lapide su una parete della chiesa ricorda il suo generoso dono alla comunità rasina.