L’inclusione serve e aiuta a crescere

Gli ospiti del centri diurno disabili di Varese saranno alla materna Pietro Girola in veste di “cantastorie”

Gli ospiti del centro diurno disabili (Cdd) Piatti di Bregazzana saranno alla scuola materna Pietro Girola di Besano in veste di “cantastorie”. Il progetto coinvolge quattro persone con problematiche relazionali e ritardo cognitivo e una ventina di bambini. Il primo incontro si svolgerà mercoledì prossimo. Poi adulti e bambini avranno a disposizione altre due o tre giornate per animare alcuni pupazzi e confezionare i loro abiti.

«Si tratta di un progetto di inclusione che ha un doppio valore. Per i bimbi, conoscere i nostri ragazzi significa imparare a vivere la disabilità con leggerezza ed empatia. Per i nostri ospiti, invece, giocare con i bambini significa sentirsi utili e fare qualcosa per gli altri. È importante che l’attività di inclusione porti ad uno scambio e a una crescita reciproca – afferma , responsabile del Polo Varese di Fondazione Piatti – Ci piacerebbe sviluppare questo progetto portandolo anche alle scuole elementari e alle medie. Questo perché, crescendo, i bambini si rapportano alla disabilità in modo diverso».

«Il progetto è nato due anni fa nell’ambito dei laboratori manuali. Laboratori dove produciamo svariate cose, tra cui i giocattoli. La prima edizione del progetto ha coinvolto la scuola dell’infanzia di Besano. Quest’anno è stata proprio la scuola a chiederci di fare il bis» spiega , che condurrà gli incontri all’asilo insieme alla collega .

Durante la prima giornata, adulti e bimbi saranno chiamati a conoscersi e a cercare le cose che hanno in comune. Durante la chiacchierata lo scorso anno erano emerse cose interessanti. Sia gli ospiti del centro diurno di Bregazzana sia i bambini dell’asilo, infatti, conducono una quotidianità simile, che inizia con il momento dell’accoglienza e che si conclude con il rientro a casa, che prevede il pranzo in mensa e la partecipazione a diverse attività. Concentrandosi sulle cose in comune, le differenze passano in secondo piano e la disabilità svanisce. «Le maestre ci hanno raccontato che i bambini si ricordavano gli adulti per alcune caratteristiche, come la simpatia, il cibo preferito, etc» continua l’educatrice.

Nel secondo incontro gli adulti raccontano una favola ai bimbi. Lo scorso anno la storia narrava le peripezie di un giocattolo di legno prodotto con materiale di scarto che doveva trovare un bambino che volesse giocare con lui. Quest’anno, invece, i protagonisti della storia saranno alcuni pupazzi.

«Portando all’asilo i giochi costruiti da loro, i nostri ragazzi sperimentano cosa significa regalare qualcosa agli altri – dice Rizzoli – Nell’ultimo incontro, infine, gli adulti insegneranno ai bambini a fare i giocattoli, trasferendo il loro sapere. È una sorta di passaggio di consegna. Quest’anno, per esempio, i grandi insegneranno ai piccoli come confezionare dei vestiti per i pupazzi».

Nel corso dell’anno saranno attivati altri progetti che coinvolgeranno gli ospiti del centro diurno e persone del territorio, sempre per favorire l’inclusione sociale.