L’Ue bacchetta la Svizzera: «Tutelate i frontalieri»

Lara Comi e la comunicazione all’ex ministro Mogherini: «Stop ad ogni fuga in avanti discriminante»

Valichi di frontiera, arriva la rassicurazione della Commissione europea: «Stop ad ogni fuga in avanti delle autorità svizzere a danno dei lavoratori frontalieri». A farlo sapere è l’eurodeputata varesina di Forza Italia , da sempre in prima linea sul fronte della difesa della dignità dei 70 mila lavoratori che tutti i giorni dalle province di confine si spostano nella Confederazione Elvetica per raggiungere il posto di lavoro.

Comi, vicepresidente del gruppo del Ppe al Parlamento Europeo, riferisce della risposta che l’Alto Rappresentante della Politica Estera della Commissione Europea, l’ex ministro degli esteri , ha fatto avere all’eurodeputata varesina che aveva scritto sollecitando l’Europa a far rispettare i trattati vigenti, in seguito alla chiusura unilaterale dei valichi di frontiera in orari notturni decisa dalle autorità del Canton Ticino ma anche all’impatto dell’iniziativa referendaria “Prima i nostri”.

«Mogherini ha recepito le mie preoccupazioni – annuncia Lara Comi – in merito alla questione dei lavoratori frontalieri e alla chiusura dei valichi di frontiera, dall’Europa arriva finalmente un messaggio chiaro, che è di “stop” ad ogni fuga in avanti, ma anche di attenzione ad ogni possibile violazione delle normative vigenti da parte della Svizzera. Continueremo a vigilare e a monitorare attentamente la situazione».

Nella lettera inviata da Mrs. Pesc a Federica Mogherini si legge infatti che «l’Unione Europea chiederà alla Svizzera di assicurare che nessun provvedimento adottato dalle autorità cantonali sia contrario agli accordi e risulti sproporzionato». E si rassicura sul fatto che l’Europa sta lavorando «per rimediare ad ogni possibile violazione dell’accordo tra Svizzera e Ue sulla libera circolazione delle persone», ma anche sul fatto che l’obiettivo della Commissione è «salvaguardare le buone relazioni di vicinato e rafforzare il quadro giuridico» a favore degli «scambi commerciali» e per «le opportunità per i lavoratori, senza discriminazioni».

Nel frattempo, i consigli sindacali rappresentativi di 70 mila frontalieri frenano sull’accordo bilaterale sull’imposizione fiscale: «Continua la serie di atti, in particolare da parte delle autorità ticinesi, che oltre ad appesantire il clima nelle relazioni transfrontaliere, denotano la messa in discussione della libera circolazione delle persone».