«Mancano gli stipendi arretrati». La rabbia degli ex dipendenti della Quiete

Nella giornata di domani, intanto, si svolgerà una nuova asta per la clinica varesina. Ma i lavoratori guardano «con poca fiducia»

Tre mesi e mezzo di stipendi arretrati, vertenze sindacali ormai partite, il silenzio del datore di lavoro e un’asta, quella fissata per domani «alla quale non guardiamo con particolare fiducia».

È un’odissea infinita quella dei lavoratori della clinica La Quiete, dal 2009 in balia di fallimenti e mancati pagamenti al fallimento da parte dei nuovi gestori della struttura, il Gruppo Sant’Alessandro di Frosinone, che dopo aver acquistato i due rami d’azienda che consentiva alla storica eccellenza sanitaria varesina di proseguire il proprio cammino non ha versato il dovuto. Risultato: sfratto eseguito il 30 maggio scorso, clinica chiusa, con rischio che la struttura vada degradandosi diventando appetibile per gli speculatori,

e una lunga serie di aste giudiziaria andate deserte. Domani, dalle 10.30 alle 12 i lavoratori de La Quiete, saranno in presidio davanti al tribunale di Varese dove, al primo piano, sarà battuta l’ennesima asta. Un’asta con un ribasso minimo: 7milioni 900mila euro, contro gli 8milioni e 100 mila euro dell’ultima volta. I lavoratori non si aspettano ormai più «colpi di scena clamorosi – spiegano – c’erano stati degli interessamenti ma forse non c’è stata la volontà di arrivare a una soluzione. Sappiamo che la cordata di imprenditori varesini è ancora interessata all’investimento, ma il ribasso è talmente minimo che probabilmente si preferirà attendere la trattativa privata. Con la clinica chiusa, poi, e la sospensione delle licenze sanitarie non nutriamo grandi speranze».

C’è una certa amarezza da parte di chi s’è battuto come un leone nel tentativo di salvaguardare 60 posti di lavoro da un lato e una struttura sanitaria fondamentale per Varese dall’altro. E c’è una malcelata rabbia nei confronti «del Gruppo Sant’Alessandro – spiegano i lavoratori – dal momento in cui, il giorno della chiusa, si è rotto il tavolo delle trattative è sparito nel nulla».

Sul piatto ci sono «tre mesi e mezzo di stipendi arretrati non pagati – continuano i lavoratori – Non abbiamo più ricevuto un euro di quanto ci è dovuto». A questo punto sono partite le cause di lavoro.

«Sono somme che la società deve ai lavoratori – spiega Cinzia Bianchi, la sindacalista Cgil che ha seguito l’intera vicenda, con Davide Farano, Rsu Cgil – o verrà data una risposta concreta, quindi verranno versati gli stipendi dovuti, oppure andremo avanti con l’azione legale. I lavoratori sono creditori pienamente legittimati ad arrivare sino a un’udienza pre fallimentare. A quel punto o il gruppo dimostrerà di essere solvente, pianificando il pagamento di quanto dovuto, oppure sarà attivata dal tribunale la procedura per il fallimento». Qualcuno, nel frattempo, è riuscito a ricollocarsi: «parliamo di 5, 6 lavoratori. Molti – concludono i rappresentati sindacali – in molti si sono dati come deadline l’asta di domani. Se anche quella andrà deserta lasceranno ogni speranza di veder riaprire La Quiete e riavere il loro posto di lavoro».