Mezzo secolo per il Sacro Monte. Un sogno che continua a crescere

L’associazione guidata da Ambrogina Zanzi compie 50 anni. E si prepara a grandi festeggiamenti

Il 2017 è l’annus mirabilis per Ambrogina Zanzi: compie infatti 50 anni l’associazione degli Amici del Sacro Monte che la battagliera paladina della montagna sacra che tutti ci invidiano conduce da un decennio a questa parte; questo nei giorni in cui la poliedrica intellettuale varesina, per i numerosi meriti accumulati negli anni come promotrice culturale e del territorio e sostenitrice dell’associazionismo varesino, è stata investita del Cavalierato dell’ordine al merito della Repubblica Italiana. Un’onorificenza ricevuta formalmente il 24 di febbraio assieme ad altri otto varesini che si sono distinti come lei in svariati campi a sostegno della collettività: Sebastiano De Iannello, Guido Ermolli, Luigi Marcario, Maurizio Molla, Anna Nevola, Patrizia Papaluca, Maurizio Maria Rossi e Salvatore Trovato. «Un’emozione unica» racconta «anche perché, detto da donna, Varese non ha mai dato grande spazio alle figure femminili nei posti apicali».

Mamma e lavoratrice, nonna felicissima da un anno a questa parte della piccola Bianca, Ambrogina è dottore commercialista e revisore legale dei conti dal 1976 e ha ricoperto in questa veste numerosi e prestigiosi incarichi. Nativa del centro di Varese, studia ragioneria al Daverio e si laurea in economia e commercio; ma già a 15 anni la sua tempra battagliera e le sue doti organizzative emergono all’Oratorio di via Bernardino Luini. «Ero un’animatrice delle suore della Riparazione,

e Monsignor Manfredini mi avrebbe voluta come presidente dell’Azione Cattolica per la mia verve. All’epoca gli oratori erano separati: i maschi si ritrovavano a San Vittore, noi femmine all’Addolorata. Adoravo scrivere – sarei diventata giornalista – ed ero fra i redattori di UVZ, il giornalino di san Vittore». La vita la porta ad insegnare economia aziendale proprio in quell’Istituto Daverio dove ha studiato e anche all’Insubria, docente a contratto di revisione aziendale: fra i suoi alunni tanti attuali dirigenti d’azienda varesini. Il suo maestro di vita è lo zio Battista Zanzi, mancato qualche anno fa, uomo impegnato nell’Azione Cattolica, segretario del Molina per tanti anni. Radicata nella Famiglia Bosina, profondamente innamorata della sua città, questa donna così esuberante e combattiva non poteva certo rimanere in disparte dalla vita politica: la ritroviamo consigliera indipendente sotto la giunta Fassa, ed è l’epoca in cui Varese le deve la fenomenale iniziativa della pista ciclabile attorno al lago.

«Avevo martellato tutti i funzionari e gli assessori finché finalmente è partita, nel ‘95, con due tratti: ho sempre amato il lago e la bicicletta. Fu il mio cavallo di battaglia: ma non la volevano fare benché ci fossero dei residui a bilancio del passato e anche una legge della Regione Lombardia che finanziava le piste ciclabili, semplicemente perché sembrava un’idea folle. Così li avevo ricattati: o la fate o me ne vado. E pista fu».

Ai tempi in cui è presidente del Lions Varese Host, nel 2003, la grintosa Ambrogina cura la pubblicazione di un volume, “Concerto di voci per il Sacro Monte di Varese”, raccogliendo 113 firme prestigiose, testimonianze intimistiche intorno al luogo sacro. Innamorata da sempre di Santa Maria del Monte, è la presidentessa che ha il privilegio di festeggiare il cinquantesimo dell’Associazione istituita il 6 febbraio del ’67 al Camponovo con lo scopo di cercare un dialogo fra il Borgo e l’Amministrazione comunale, e che fra gli altri ebbe come fondatore l’indimenticato Salvatore Furia, il secondo presidente nonché ideatore del notiziario “L’altopiano”, da cui sarebbe scaturita in seguito la rivista “Il nostro Sacro Monte”, oggi diretta da Maria Rosa Bianchi ed alimentata da molteplici firme insigni.

E sarà il 26 marzo, alle 12:30, la giornata di festa che Ambrogina ha voluto proprio al Camponovo, per gentile concessione del gestore, signora Frascaroli: dopo la Messa delle 11 al Santuario, con commemorazione dei soci defunti, un catering in allegria rinnoverà l’unione con coloro che, mattone dopo mattone, contribuiscono da mezzo secolo a salvaguardare e impreziosire un patrimonio incredibile di storia e di cultura.