Morte di Giada, il pirata diserta l’udienza

La Procura ha chiesto l’arresto di Jeanne, negato dal giudice. Si torna in aula martedì prossimo

Morte di Giada Molinaro: Flavio Jeanne non si presenta in aula. I compagni della studentessa manifestano davanti al tribunale di Varese: giustizia per Giada, hanno chiesto. La procura chiede l’arresto del pirata: «Jeanne – ha detto il pubblico ministero Massimo Politi titolare delle indagini – ha abitualmente fatto uso di stupefacenti. Può fuggire e reiterare il reato: va arrestato e portato in carcere».

Il gup Alessandro Chionna ha rigettato la richiesta. I difensori Alberto Talamone e Cinzia Martinoni hanno aderito allo sciopero nazionale degli avvocato penalisti dopo che, secondo indiscrezioni, avrebbero dichiarato il contrario. Sempre secondo indiscrezioni gli stessi difensori vorrebbero chiedere di spostare il processo ad altra sede: «non posso rispondere a questa domanda. Oggi non abbiamo chiesto questo. Certo il clima non è dei migliori», ha detto Martinoni. Il processo è stato aggiornato a martedì prossimo: il gup ha rigettato la richiesta di arresto avanzata dall’accusa, ma tra una settimana potrebbe addirittura emettere la sentenza.

Flavio Jeanne,24 anni, cuoco, è il pirata della strada che il 14 settembre, alle 23 a Varese in viale dei Mille, ha investito e ucciso Giada Molinaro, studentessa di 17 anni, che stava attraversando sulle strisce per tornare a casa. Giada viveva a 200 metri dal luogo dell’incidente. Jeanne non si è fermato. Ha dato gas ed è fuggito mentre Giada motiva.

La fidanzata del cuoco lo ha supplicato per tutto la notte di costituirsi. Il giovane non lo ha fatto. È invece andato da un carrozziere per fare riparare l’auto (sul parabrezza c’era ancora il sangue di Giada) dichiarando di avere investito un cinghiale. Il carrozziere ha capito tutto e ha chiamato i carabinieri: Jeanne è stato arrestato tre giorni dopo l’incidente. Dopo aver ignorato gli appelli dei familiari di Giada a costituirsi.

S’è pentito dopo l’arresto e ha chiesto perdono.

«Non gli crediamo – ha detto ieri Stefania Molinaro la madre di Giada – si sarebbe dovuto costituire. Non lo ha mai fatto». La famiglia Molinaro ha tra l’altro rinunciato a un risarcimento di circa un milione di euro per poter stare a processo quale parte civile: «non vogliamo soldi – hanno detto Pasquale e Stefania Molinaro – soltanto giustizia per nostra figlia».

La famiglia è assistita dall’avvocato Corrado Viazzo. Ieri Jeanne non si è presentato in aula.

Il giudice, a tutela del giovane, aveva predisposto che fosse scortato in tribunale. Di fatto, davanti al palazzo di giustizia, c’erano degli educati compagni di classe della vittima (una ventina circa) che chiedevano giustizia. Jeanne non si è comunque presentato: pare fosse malato. Secondo indiscrezioni i difensori vorrebbero spostare il processo per il clima creatosi a Varese e per l’eccessiva esposizione mediatica del caso: «noi abbiamo voluto mantenere un basso profilo e non rilasciare dichiarazioni ai giornali», ha detto ieri Martinoni. Ma il giudice ha spostato l’udienza di una sola settimana. E tutta Italia chiede giustizia per Giada. In qualunque tribunale si vada.