Musulmani e cattolici insieme a San Vittore

La riflessione - Don Mauro Barlassina, decano di Varese, interpreta il gesto come «la volontà di dire no all’uso della violenza in nome di Dio»

«Questa è la dimostrazione della presa di posizione di parte del mondo islamico contro l’uso della violenza in nome di Dio. La presenza dei musulmani alla celebrazione domenicale è stata espressione della solidarietà alla chiesa cattolica dopo i fatti di Rouen». , decano della città di Varese, ha voluto condividere il suo pensiero il giorno dopo il gesto di vicinanza che, anche a Varese, ha portato musulmani e cattolici a sedersi fianco a fianco durante la messa.

/>Un evento simbolico dal significato molto profondo: «Non so quali saranno le implicazioni future di questo gesto – ha affermato don Barlassina – ma ciò che oggi rimane è una volontà forte di dialogo tra le religioni». Una volontà che don Barlassina incarna in prima persona, essendo stato ospite alla chiusura del Ramadan: «Da parte del presidente della comunità musulmana e dell’imam ho trovato, in quell’occasione, la massima disponibilità a costruire insieme un percorso di integrazione».
E proprio su questo concetto, secondo il decano, bisogna fare una riflessione accurata: «L’integrazione avviene laddove c’è la presa di coscienza di entrambe le realtà, quella musulmana e quella cristiana, della propria identità e dei propri ideali: se stragi e attentati sono compiuti da persone che avrebbero dovuto essere integrate all’interno della società, bisogna avere il coraggio di chiedersi che tipo di identità riusciamo ad esprimere come popolo europeo e se siamo in grado di viverla a pieno». La risposta a queste domande purtroppo trova riscontro nei fatti: «Ci troviamo a dover affrontare un importante vuoto di ideali all’interno della nostra comunità, in cui anche le varie esperienze religiose non sono più in grado di incidere all’interno della vita delle persone». È in questo vuoto, quindi, che un certo tipo di mondo musulmano, fortemente caratterizzato, è in grado di manipolare e plagiare le menti più deboli fino a portarle a compiere atti terribili come quello di Rouen.
Quello avvenuto lo scorso 26 luglio è stato un attacco che ha fortemente scosso le coscienze di tutto il mondo, compresa quella di don Barlassina: «Dopo essere venuto a conoscenza di quanto accaduto, si è scatenata in me una preoccupazione vera, perché questo gesto va interpretato come la volontà di alcune frange di scatenare una vera e propria guerra di religione». Su questo argomento si è pronunciato anche papa Francesco, in una riflessione che don Barlassina condivide: «Ciò che il papa ha detto prima della giornata mondiale della gioventù mi trova totalmente d’accordo: questa non è una guerra di religione, ma una guerra alla quale bisognerà saper rispondere proprio con la religione, secondo cui non si può rispondere alla violenza con la violenza».