Nato morto prima del termine. La Procura indaga un medico

Drammatico parto a Cittiglio. La mamma dimessa quattro giorni prima

Bimbo nato morto alla trentesima settimana: medico indagato per omicidio colposo. Per la procura di Varese quella morte è imputabile a negligenza e imperizia.

Il medico comparirà il prossimo 25 ottobre davanti al gup del tribunale di Varese: il pubblico ministero , che ha coordinato l’indagine, ha chiesto il rinvio a giudizio del professionista. I fatti risalgono all’aprile 2015.

Precisamente al 7 aprile 2015 giorno in cui una giovane donna di 25 incinta, alla trentesima settimana di gravidanza, arriva al pronto soccorso dell’ospedale di Cittiglio. La donna lamentava dei forti dolori addominali e ha spiegato al medico che l’ha presa in carica di avere avuto anche delle perdite di liquido amniotico.

La giovane donna viene rapidamente visitata, poi sottoposta a cardiotocografia, quindi dimessa senza ulteriori indagini. Quattro giorni dopo la stessa donna tornerà all’ospedale di Cittiglio: è l’11 aprile del 2015 quando il suo bambino nasce morto.

I genitori del piccolo, un maschietto, il cui nome compare nelle carte d’indagine, sporgono denuncia. Il pubblico ministero ordina una perizia il cui esito indica negligenza da parte del medico che quel 7 aprile ebbe in cura la madre al pronto soccorso di Cittiglio. Secondo il perito già solo il fatto che la gravidanza fosse arrivata alla trentesima settimana (la donna entrava nella 31esima) avrebbe dovuto spingere il medico ad un ricovero immediato e ad approfonditi esami. Un feto di sei mesi e mezzo è di fatto un bambino che, oggi, può nascere prematuro e sopravvivere.

È proprio in virtù di questa possibilità che al medico sarebbe corso l’obbligo di un ricovero «al fine di tutelare al meglio il feto».

Non solo. Secondo la perizia il medico valutò in modo errato l’esito della cardiotocografia. Sbagliò la diagnosi, in sintesi. Una lettura precisa dell’esito avrebbe dovuto far scattare un campanello di allarme sul fatto che vi fosse sofferenza fetale. Una giusta, per il perito, classificazione di quegli esiti avrebbe dovuto spingere il medico non a dimettere la donna, ma ricoverarla immediatamente.

E a sottoporla a una serie di altri esami, prima fra tutti un’ecografia, al fine poi di valutare se fosse necessario far nascere il bambino anche se prematuro. Per la procura di Varese non ci sono dubbi: fu omicidio colposo. Le carenze assistenziali dovute all’operato del medico hanno contribuito alla morte del piccolo. Di qui la decisione di chiedere il rinvio a giudizio per il medico. Nel fascicolo compaiono tutte le cartelle mediche di madre e figlio che il pubblico ministero ha acquisito nel corso dell’inchiesta.

Il piccolo, sempre secondo quanto rilevato dal perito nominato dalla procura, presentava delle patologie al di là della carenza assistenziale ricevuta. Tuttavia il punto sul quale la procura insiste per sostenere la negligenza da parte del medico è quell’assenza di esami ulteriori al fine di avere un quadro completo della situazione. E il non ricovero della donna: il bimbo avrebbe potuto nascere prematuro. E questo avrebbe potuto salvargli la vita.