Nessun dietrofront

Ieri il via libera al provvedimento per spostare le attività dell’Addolorata nella Mazzini. Sindaco e assessore hanno incontrato i genitori, che tuttavia non accettano la scelta

È passata in giunta ieri la delibera di trasferimento dell’Addolorata, la scuola primaria pubblica ospitata dalle suore della Riparazione.

Una notizia annunciata ma da poco: è questo infatti il nodo principale della protesta che sta dilagando presso i genitori e che ha catalizzato la furibonda riunione svoltasi nei locali della Mazzini di via Como mercoledì sera e durata fino a mezzanotte, con il sindaco Davide Galimberti, l’assessore ai Servizi Educativi Rossella Dimaggio e la dirigente scolastica Maria Rosa Rossi presi letteralmente d’assalto dalle invettive dei presenti. I toni accesi, a volte poco edificanti – un’insegnante

di plesso si è sentita in dovere di rimarcarlo – sono stati motivati dalle rosicate tempistiche con cui il Comune ha deliberato il trasferimento coatto delle cinque classi che attualmente lavorano nei locali rimessi a nuovo dai genitori stessi al primo piano dello storico edificio di via Bernardino Luini. La notizia è arrivata alle famiglie come una doccia fredda sabato 13 maggio durante una riunione ristretta a rappresentanti, insegnanti, dirigente scolastica, sindaco, assessore e dirigente dei servizi educativi, notizia maturata ufficialmente negli ultimi tempi e dopo attenta valutazione dello stato dell’arte, e che la stessa dirigente scolastica ha confermato di avere avuto in anteprima solamente l’8 di maggio dietro convocazione in Comune. All’iniziale indicazione della primaria Cairoli come nuova sede, la dirigente ha dirottato la scelta sulla Mazzini allo scopo di far rivivere la zona: argomento che ha fatto inviperire molti presenti.

Il motivo della sofferta decisione, ha spiegato il primo cittadino, è stato di natura prettamente economica: la nuova amministrazione è partita con un bilancio in negativo di meno 7-8 milioni di euro e attualmente non è più in grado di assicurare la pur consolidata tradizione dell’affitto alle suore della Riparazione, che ammonta a 60.000 euro; l’unica altra voce di spesa analoga è per il Centro per l’Impiego, che però si sta tentando di trasferire altrove. La replica non si è fatta attendere: nonostante Rossella Dimaggio abbia ribadito a chiare lettere che tratterà solo di un trasferimento a cinquanta metri di distanza – le cinque aule della Mazzini hanno l’ingresso su via Como –e la preside abbia garantito l’organico comunicato lo scorso lunedì pienamente in forze per settembre, i genitori si sono scagliati su diversi fronti. Prima di tutto, la valenza affettiva del luogo, nel quale generazioni di bambini e famiglie si identificano: se anche ci deste la scuola più bella del mondo, ha spiegato una nonna, non sarebbe più la stessa cosa. Secondo, il felice connubio fra scuola pubblica e realtà religiosa, un unicum nel panorama varesino, una tradizione consolidata sulla cui eccellenza si è posto lungamente l’accento: a gestire i parascolastici, mensa interna compresa, sono per tradizione le suore, mentre da settembre in poi tutto sarebbe demandato alle nuove proposte – e tariffe – comunali, ma anche agli orari: il prescuola, gratuito per inciso all’Addolorata, parte alle 7 del mattino contro le 7.30 di quello comunale. Rossella Dimaggio ha posto l’accento sull’anomalia di una scuola che pur essendo pubblica si comporta a tutti gli effetti come una realtà privata; tuttavia ha garantito ai genitori elasticità: se anche non si raggiungessero i nove bambini per formare il prescuola ci si verrebbe incontro, così come per l’orario. Il Comune e la dirigente scolastica avrebbero tentato attraverso alcuni incontri preventivi di convincere la Madre Superiora a continuare i servizi di prescuola e doposcuola quantomeno in avviamento alla nuova realtà, ma la proposta non è stata accettata.