«No ai politici di professione. La svolta? Varese alle donne»

L’intervista - Luisa Oprandi, ultima avversaria di Fontana ora capolista Pd

«Sono stata l’unica donna in consiglio comunale, l’unica donna espressa dal Pd negli ultimi anni: mi sembrano due buoni motivi per mettermi ancora a disposizione dei cittadini». Non è banale la chiacchierata politica con , dirigente scolastica e professoressa in lista con il Partito Democratico alle prossime amministrative, cinque anni dopo il suo testa a testa – da candidata sindaco – con .

Da cosa partiamo per raccontare la sua nuova corsa a Palazzo Estense?

Da una novità che sta passando quasi sotto silenzio… La doppia candidatura di genere. A causa della disinformazione c’è il rischio di molti voti nulli.

A lei la parola.

Da quest’anno c’è la possibilità di votare due consiglieri comunali sulla scheda elettorale, basta che siano un uomo e una donna e che appartengano alla stessa lista. Non tutti ne stanno parlando come dovrebbero, soprattutto all’interno dei partiti.

Cinque anni fa lei portò al ballottaggio il sindaco uscente Attilio Fontana. Dica la verità: se lo aspettava?

No, non se lo aspettava nessuno. Ottenni quel risultato in soli tre mesi di campagna elettorale, perché la decisione del Pd arrivò a febbraio con le elezioni a maggio. E lo feci senza chiedere un solo giorno di aspettativa dal lavoro, contro un sindaco uscente sostenuto da tutte le forze del centrodestra compatte. Il valore di quel traguardo non è stato colto da nessuno.

Cosa intende?

Che nessun partito quest’anno ha avuto il coraggio di candidare una donna alla carica di sindaco. Nemmeno il mio, sia alle primarie sia alle elezioni: questo mi rammarica. Nel 2011, invece, eravamo in due, la sottoscritta e . Ritengo che la città lo avesse apprezzato: il mio risultato lo dimostrò.

E se il centrosinistra si fermasse anche stavolta al ballottaggio?

Le aspettative sono diverse. Oggi in campo ci sono più esperienze nella comunicazione e c’è più tempo rispetto alla mia campagna. Sono sicura che il risultato di Davide (Galimberti, ndr) sarà migliore del mio.

Un giudizio sull’amministrazione Fontana.

Prima ne voglio dare uno sulla persona Fontana: un uomo onesto e sempre molto corretto, capace di confermare il rispetto avuto nei miei confronti nella corsa che ci ha visto avversari. E devo dire che alcune sue scelte io le ho condivise.

Quali?

Quelle di un tavolo inter-istituzionale contro la violenza sulle donne, per esempio, idea che proposi io ottenendo il suo appoggio: lo facemmo partire in soli 15 giorni. Poi l’infermiere di famiglia. In entrambi i casi dimostrammo una vicinanza a servizio del territorio.

Cosa rimprovera invece al governo uscente?

La scarsa visione del futuro: ha avanzato guardando solo pochi passi davanti a sé. Poi la mancanza di un bilancio sociale partecipato (per me imprescindibile) e poca attenzione ai giovani.

Quali sono le criticità presenti e future di Varese?

Bisogna dare più voce ai quartieri, non solo parlarne in modo demagogico. Poi va cambiata la mobilità: siamo la Città Giardino e va ridato ai cittadini il piacere di spostarsi a piedi, magari riaprendo i sentieri tra i rioni. Sogno anche che questi ultimi possano essere valorizzati ognuno per una specificità artigianale. Infine ci vuole maggiore attenzione per la cultura e soprattutto per la musica.

Il nostro “direttore per un giorno” Davide Van De Sfroos l’altro ieri ci ha detto: «La politica ha bisogno di un Papa Francesco, di uno che si spogli degli eccessi per riuscire a parlare agli ultimi». È d’accordo?

Sì, servono leader che incarnino valori insindacabili, vivendoli in prima persona. Come fa Bergoglio. È necessaria una rivoluzione culturale: la politica non deve più essere considerata un mestiere. n