“Occhio al virus” per evitare le truffe online

Sulla pagina Facebook della Questura varesina i cittadini potranno trovare preziosi consigli

Dopo “Occhio alla truffa”, la Questura di Varese lancia una nuova campagna di informazione rivolta a tutti i cittadini. Si chiama “Occhio al virus” e anche in questo caso si avvale dei canali social ufficiale dell’ente istituzionale.

Sulla pagina Facebook della Questura varesina i cittadini potranno trovare esempi di sabotaggi e truffe telematiche che, purtroppo, sono cresciuti in modo esponenziale alla diffusione dell’utilizzo dei canali telematici. Nel primo appuntamento la Questura mette in allerta contro un messaggio “killer” che, purtroppo, in molti si sono visti recapitare sul telefonino. «In questi giorni potreste imbattervi in un messaggio che indica che il vostro telefono sarà distrutto automaticamente a causa di un virus e che quindi vi conviene scaricare una app proprio per scongiurare quest’ipotesi – si legge nella nota ufficiale pubblicata dalla Questura – Potrebbe sembrare un normale avviso, se non fosse che è il messaggio stesso a contenere il virus».

Quindi se ricevete questo tipo di avvisi spegnete e riaccendete il telefono. Sul Play Store di Google, ci sono molti antivirus Android che permettono di proteggere smartphone e tablet da tutti i malware più pericolosi. La maggior parte di questi, almeno nella loro versione di base, sono gratuiti e includono diverse funzioni aggiuntive, come ad esempio quelle per rintracciare i dispositivi in caso di furto/smarrimento e bloccare le chiamate indesiderate. La regola principale è scaricare le app solo da Google Play e dall’app

store specifico del vostro dispositivo, ad esempio Samsung App Store. Ma non è finita qui. Altra truffa nella quale in molti sono caduti riguarda il “sequestro”, letterale, dell’hard disk del Pc. Un messaggio avverte il malcapitato che l’intero contenuto del proprio computer è stato “bloccato” e reso inaccessibile da un virus. La vittima si ritrova così con documenti, immagini e dati sensibili, in ostaggio dei rapitori di informazioni. I quali presentano anche una richiesta di riscatto. Per vedersi sbloccare quanto sottratto la vittima deve pagare. Le richieste di riscatto, in alcuni casi, hanno toccato anche i 500 euro. Con il rischio, ovviamente, che i rapitori possano comunque essersi impossessati di dati sensibili da utilizzare nei modi peggiori. In questo caso, ovviamente, è necessario chiamare immediatamente un tecnico esperto e denunciare il tentativo di estorsione alla polizia postale.

Altro fenomeno purtroppo sempre più diffuso è quello del phishing, ovvero il furto di dati sensibili ed identità. I malviventi agiscono inviando una e mail riconducibile a enti pubblici o istituti di credito (ovviamente completamente estranei ai fatti) attraverso la quale carpiscono codici bancari, indirizzo, dati sensibili. Che vengono poi utilizzati per fare acquisti online a nome della vittima ignara o, nel peggiore dei casi, ed è accaduto in altre parti d’Italia per accedere a finanziamenti o addirittura a mutui bancari a nome della vittima. In questi casi va ricordato che nessun ente o istituto di credito fa richiesta di dati sensibili attraverso una e mail. La missiva va immediatamente cestinata, nessuna informazione deve essere rivelata. Si tratta di una sorta di pesca a strascico di dati che purtroppo ha mietuto decine di vittime.