Piccoli scritti quotidiani sotto la torre di Velate

Un diario che raccoglie emozioni e pensieri quello che nasce dalla penna dell’artista Nicoletta Magnani

Un diario quasi quotidiano di scritture brevi, per l’esattezza un “BIanNARIO”, è arrivato a comporre il variegato scenario espressivo dell’artista velatese Nicoletta Magnani. Originalissima, al pari della sua musica e pittura, anche questa modalità artistica: “BIanNARIO” non è un libro di racconti né un romanzo, è piuttosto un caleidoscopio di emozioni su pagina, una collezione biennale di istantanee che fissano la nascita di un momento creativo. Tanto difficile attribuirgli un genere,che la casa editrice romana “i Robin & sons” l’ha collocata nella sezione Poesia. «Sono prose liriche, per semplicità definite poesie», puntualizza Nicoletta, che ha proseguito quasi quotidianamente su Facebook in questi anni le sue narrazioni, conquistando un pubblico di fedelissimi lettori.

Musicista, cantautrice, pittrice, Nicoletta da anni coltiva la sua personalissima ricerca nell’ eremo verde di Velate, immersa nel silenzio e nella purezza dell’aria. Nicoletta riversa su foglio i suoi “piccoli scritti quotidiani”, in un isolamento notturno pressoché totale: trae spunto dalla percezione di elementi minimi, frammenti della vita di tutti i giorni: una luce, suoni, profumi, una circostanza, a volte una persona, la cui assenza si fa protagonista. Figlie di quella assoluta solitudine, filtrate dall’animo dell’artista, emozioni e parole si fanno gonfie della complessità di una realtà articolata in sfumature di senso ben oltre la superficialità di una definizione o di un significato.

Alleato di Nicoletta in questo processo lo stile “paratattico”, che separa le frasi ed evita le subordinate, non permette incisi, e insiste sulle assonanze. «Ogni parola può legarsi alla frase successiva» spiega Nicoletta, «in questo modo si scopre un nuovo significato, nuove connessioni, date dal ritmo». Uno stile pieno di musicalità, quasi un rap se lo si legge a voce alta, portato all’ esasperazione grazie alla punteggiatura che frantuma la frase stessa scoprendone sorprendenti variabili di senso.

«Il mio corpo. È l’anima. Che vorrei sentirti sfiorare. Ciò. Che possiedi di me. È il tutto. Che forse neppure io ho mai avuto. Come un minuto. Vissuto. Da qualcun altro».

«Peso le parole perché le amo» afferma l’artista velatese. E infatti, scrive di getto, però poi d’abitudine controlla e ricontrolla ogni parola più volte con il suo sinonimo, il contrario, in una ricerca continua che arricchisce il suo vocabolario. Anche se è un valore che si sta perdendo in favore della praticità del linguaggio quotidiano, secondo la Magnani la lingua italiana è estremamente raffinata, perchè consente di rendere innumerevoli sfumature attraverso le parole, grazie a suoni e significati molto vari.

«Spesso la sofferenza ti mette in contatto con la tua parte più vera» entrando nel merito dello spunto ispiratore, «capisci che puoi trarne beneficio solo concorrendo a far fluire questa energia, che è parte dell’universo. Una energia che può arrivare agli altri, attraverso le emozioni che esprime il gesto artistico». Una condivisione necessaria, che coinvolge e mette in circolo altra energia. Nel caso del “BIanNARIO”, l’energia in circolo ha il volto di un amico, Moreno, che – entusiasta del manoscritto – si è calato persino nel ruolo di agente letterario: ha mandato il progetto a una piccola case editrice, che ha apprezzato e deciso di pubblicarlo. E ora si guarda al 17 gennaio con la presentazione nella sede torinese della Robin, e a Varese,presso la Feltrinelli dopo la seconda metà di Gennaio.