Presunto jihadista al Gip: «Scherzavo, liberatemi»

La richiesta - Oggi Abderrhmane Khachia comparirà davanti ai giudici del Tribunale del Riesame di Milano

– Abderrhmane Khachia oggi davanti ai giudici del Tribunale del Riesame di Milano: “scarceratemi”. Il ricorso è stato presentato dopo l’arresto del ventitreenne marocchino di Brunello, aspirante pizzaiolo, fratello di Oussama Khachia, morto nel dicembre scorso come foreign fighter in Siria, accusato di aver seguito le orme del fratello, di essere molto vicino agli jihadisti, pronto a combattere con il Califfato, a compiere attentati in Italia e fare proselitismo.

In sede di interrogatorio di convalida il ventitreenne aveva dato una versione molto ridimensionata dell’accaduto, in particolare aveva definito “sbruffonate” le pesantissime dichiarazioni intercettate dagli agenti della Digos della Questura di Vraese durante l’inchiesta che ha portato a quattro arresti nelle provincie di Varese e Lecco. Al gip Khachia aveva detto: «È vero al telefono ho detto un sacco di fanfaronate, ho fatto discorsi esagerati e iperbolici. Ma in realtà non avevo intenzione di fare nulla di male».

L’uomo, difeso dall’avvocato Luca Bauccio, in sintesi aveva spiegato di aver scherzato, di aver fatto il gradasso ma di non aver mai avuto intenzione di colpire. Secondo il suo legale, l’unica colpa di Khachia è stata quella di «straparlare al telefono», anche se il marocchino «non è un pericolo per la società e non ha commesso nessun reato». Per questo Bauccio si è definito «sconcertato» per un arresto che a suo giudizio non trova giustificazioni. «Abderrhmane è un ragazzo normale ed estraneo al mondo dell’Isis e del terrorismo, non aveva alcuna intenzione di martirizzarsi. Bisogna stare attenti a non processare fanfaronate dette al telefono».
Il ricorso presentato al Tribunale del Riesame andrebbe proprio in questa direzione: tante chiacchiere, ma nessun atto concreto. Nulla che, secondo il difensore, potesse giustificare un arresto, tanto meno una misura di custodia cautelare in carcere. Ma la tesi degli investigatori del Ros, Ucigos e Digos è di tutt’altro segno. Gli investigatori, coordinati dalla Procura distrettuale di Milano d’intesa con quella nazionale Antiterrorismo, parlano di terrorismo internazionale, di estremismo e di un piano per colpire l’ambasciata d’Israele a Roma e il Vaticano.

Khachia nelle intercettazioni dichiara di voler andare a combattere nel Daesh, come il fratello che ha coronato il sogno di morire da martire. Ci sarebbero stati anche dei contatti tra gli appartenenti alla presunta cellula terroristica e la “gente di là”. Khachia avrebbe anche parlato di conoscenze in grado di portare lui e gli altri in seno al Califfato. A far scattare la molla che, secondo gli inquirenti, avrebbe portato Khachia sulla via della radicalizzazione sarebbe stata la rabbia per l’espulsione del fratello prima e la sua morte poi. Per Abderrhmane l’espulsione, in particolare, era stata un’ingiustizia. L’udienza è fissata per le 10.40 di questa mattina. I giudici potrebbero riservarsi: la decisione potrebbe non arrivare in giornata.