Processo Binda, si torna in aula. Sfilata di testimoni dell’accusa

Nuova udienza del procedimento nella giornata di oggi

Omicidio Macchi: oggi nuova udienza del processo a Binda. In aula ancora una lunga sfilata di testimoni chiamati dall’accusa rappresentata dal sostituto procuratore generale di Milano Gemma Gualdi. Sul banco dei testimoni dovrebbero salire anche due ex fidanzati di Patrizia Bianchi, la super teste che attribuendo a Stefano Binda, nel 2015, la paternità della lettera anonima In morte di un’amica, missiva recapitata a casa Macchi il 10 gennaio 1987 giorno delle esequie di Lidia Macchi, la giovane studentessa varesina assassinata nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1987 con 29 coltellate, ha fatto ripartire un’inchiesta ferma da 27 anni.

Stefano Binda, 50 anni, di Brebbia, ex compagno di liceo di Lidia e militante di Comunione e Liberazione come la vittima all’epoca del brutale omicidio, è stato arrestato il 15 gennaio 2016 con l’accusa di aver assassinato Lidia in seguito alle indagini condotte dalla squadra mobile di Varese, coordinate dal sostituto pg Carmen Manfredda, oggi in pensione. Uno dei due ex di Bianchi, innamorata respinta da Binda 30 anni fa, avrebbe ricevuto da lei la confidenza,

ad inizio anni 90 quindi in un periodo ravvicinato al delitto, dei dubbi che Bianchi nutriva su Binda in relazione al delitto di Lidia. Sempre oggi dovrebbero essere sentiti tre psicologi, due dei quali ebbero Binda in cura anni fa, durante il periodo della sua dipendenza dalla droga. Si tratta di due testimoni, non di due consulenti, chiamati al banco sempre dall’accusa. Infine dovrebbero essere sentiti altri partecipanti alla gita a Pragelato, organizzata da Gioventù Studentesca dal primo al 6 gennaio 1987, alla quale Binda ha sempre detto di aver partecipato.

E l’alibi del cinquantenne, cioè di trovarsi a centinaia di chilometri da Cittiglio mentre Lidia veniva uccisa, nella scorsa udienza è stato confermato da due testimoni. Uno dei quali ha ricordato, dopo l’arresto di Binda, di essere in camera con lui nell’hotel che li ospitava durante la vacanzina sulla neve. La corte dovrà inoltre decidere come utilizzare i quattro vetrini ritrovati soltanto grazie alla tenacia del Pm Gualdi nell’istituto di medicina legale di Varese dove a quanto pare erano stati scordati (i vetrini contengono campioni istologici di tessuti di Lidia) e se ammettere l’integrazione d’indagine presentata dal pm in seguito a spontanee dichiarazioni rilasciate sempre da Patrizia Bianchi alla Mobile a processo già aperto.

Bianchi ha anche scritto una lettera al presidente della Corte d’Assise Orazio Muscato, già giudicata inammissibile dalla corte.