Profughi: altri arrivi in provincia. «Lavoriamo per l’integrazione»

Immigrazione - L’obiettivo preciso dell’amministrazione è inserire i richiedenti asilo in un contesto lavorativo

– Emergenza profughi: ieri quattro nuovi arrivi in provincia di Varese. Attualmente sono circa 1.500 i richiedenti asilo presenti sul nostro territorio, ospitati in diverse strutture da Marzio a Venegono passando per Varese.
Il prefetto Giorgio Zanzi: «Due giorni fa abbiamo pubblicato un nuovo bando per trovare nuove strutture d’accoglienza – spiega Zanzi – Il punto è sempre lo stesso: navighiamo a vista. Non possiamo sapere ne quando ne quanti richiedenti asilo arriveranno sul nostro territorio. Per farlo dovremmo poter controllare partenze e sbarchi e purtroppo questo è impossibile».
Dagli enti comunali, salvo qualche eccezione, nessun supporto per l’accoglienza è mai arrivato. «Ed è ancora così», dice Zanzi. Statistiche alla mano, il numero di richiedenti che ottiene lo status di rifugiato politico è piuttosto basso. Almeno a livello nazionale. «La percentuale è bassa anche nella nostra provincia – spiega Zanzi, che aggiunge – Chi si vede rifiutata la richiesta fa ricorso in tribunale. Dunque dobbiamo attendere anche i tempi giudiziari».

A Varese, però, qualcosa è cambiato. «È cambiato un fatto soltanto – spiega Roberto Molinari, assessore ai Servizi Sociali – noi abbiamo scelto la strada della trasparenza. La Lega Nord diceva: dei profughi ci laviamo le mani, non vogliamo sapere nulla. Ma a Varese, nonostante questo no palesato, i richiedenti asilo ci sono sempre stati. Dunque precisiamo: la situazione è immutata. Un governo cittadino di centro sinistra non ha portato orde di profughi in città. I richiedenti asilo ci sono sempre stati, soltanto che il Comune li ignorava».

La Lega Nord ha presentato tra l’altro un’interrogazione consigliare chiedendo lumi sulla presenza di 60 profughi all’ex cinema Vela. «C’erano anche 5 anni fa dei profughi al Vela» archivia Molinari. Che va invece sul concreto. Cosa farà il Comune di Varese? «Sul breve periodo creeremo un tavolo al quale siederanno tutti gli enti, i soggetti, che si occupano dell’accoglienza dei richiedenti asilo – dice – Il Comune curerà la regia di un progetto che mira ad inserire con qualifica di volontari i richiedenti asilo in ambito lavorativo»

Si precisa che con qualifica di volontari significa senza compenso. Questo per evitare polemiche sterili: non saranno pagati. «Sarà un modo – spiega Molinari – per far sì che queste persone ripaghino la comunità dell’accoglienza ricevuta e che recuperino dignità». Una persona costretta a non fare nulla si annoia, si avvilisce. L’essere utili, il fare, integra e restituisce dignità. Cambiando tra l’altro la percezione di sicurezza dei varesini: il profugo che suo malgrado bighellona o gioca a calcio fa paura. Il richiedente asilo che si rende utile, no. «Sul lungo periodo – continua Molinari – vorremmo creare un coordinamento territoriale ampio perché nei prossimi 10 anni, ciò che oggi chiamiamo emergenza, costituirà un flusso migratorio continuo. Noi dobbiamo garantire chi arriva, ma anche i varesini. Vogliamo creare dei percorsi affidabili per i cittadini. Quanto sta accadendo non deve essere negato, come accadeva prima, ma affrontato in modo concreto».