Quando le scuole iniziavano oggi

Sono passati 40 anni dal 1977, data in cui l’inizio delle lezioni venne anticipato a settembre

– Sono passati esattamente 40 anni da quel 1977 in cui una legge decise di anticipare il rientro a scuola al venti di settembre: fino ad allora in tutt’Italia si tornava sui banchi il primo di ottobre. E in omaggio a san Remigio, il vescovo di Reims che battezzò Clodoveo imprimendo il cattolicesimo nei Franchi (e nel futuro Sacro Romano Impero, che guarda caso produsse le prime scuole pubbliche), gli alunni di prima elementare che varcavano per la prima volta la soglia dell’edificio scolastico dove sarebbero rimasti per cinque lunghi anni (quelli che studiavano) erano da sempre bollati affettuosamente come remigini.

Da allora le scuole iniziano secondo un calendario più o meno variabile, da qualche anno regionale, ma sempre a settembre, anticipando di anno in anno il rientro per adeguarsi agli standard europei (anche se, da bravi italiani, probabilmente non ce la faremo mai).

L’inizio delle scuole ad ottobre era sempre salutato con una certa enfasi nei registri delle maestre di un tempo: registri che oggi, per tipologia, ma anche per cura, e passione nell’appuntarsi pazientemente il diario delle giornate di un tempo, non esistono più. Non che tutte le maestre di una volta fossero grafomani: diverse, si nota, avevano scarsa attitudine per le forme narrative, ma in compenso saranno state donne d’azione (anzi, lo erano di sicuro, a giudicare da certi raccontini). Alcune di loro, invece, compilavano registri che erano autentica poesia, di giorno in giorno annotando le vicende più o meno simpatiche, più o meno commoventi che scaturivano da quelle classi che in parecchi casi erano molto più affollate di quelle odierne.

Mezzo secolo fa ogni pagina del registro di classe era diviso in due parti per il lungo: a sinistra si doveva compilare il piano mensile delle lezioni, a destra si rincorrevano i giorni del calendario scolastico come in un diario personale.

Leggere un registro dell’epoca è come tuffarsi in uno spaccato di storia: affiorano di volta in volta personaggi pubblici, inaugurazioni, eventi in cui la scuola è coinvolta; e, soprattutto, emerge tanta vita vissuta, in quelle righe vergate ancora per la maggior parte con la stilografica blu, in bella calligrafia. «Le alunne in numero 19 sono per la maggior parte interne. Ho 6 (scritto in cifre, ndr) ripetenti. Bisognose di affetto, si sono subito affezionate alla maestra. Il loro carattere è buono, tuttavia hanno uno spiccata tendenza al pettegolezzo e alla polemica».

«Le scuole si sono riaperte da alcuni giorni. A me è stata affidata questa classe quinta, con 17 alunne, per la maggior parte interne dell’Istituto perché orfane e bisognose di particolare assistenza a motivo, specialmente, delle loro famiglie poco unite o i cui comportamenti sono malati. Povere bimbe che devono portare pesi più grandi di loro! Le amo tanto, ma la loro educazione e formazione sarà molto difficile. Il Signore mi aiuti a fare il possibile».

Correva l’anno 1967 e i registri erano scritti di pugno da due maestre, di cui ometteremo il nome per questioni di privacy, della Maria Addolorata di via Bernardino Luini: era, per loro, il primo anno di statalizzazione della scuola, che si era insediata, come del resto le sorelle dell’Istituto della Riparazione, nel vecchio palazzo del Collegio Santambrogio nel 1951.

La scuola Addolorata nasceva come preziosa istituzione a ricovero delle bambine orfane o con famiglie problematiche: molte delle alunne arrivavano da altre regioni, diverse dal Meridione. Quel primo di ottobre per diverse di quelle piccole che trascorrevano l’estate a casa significava non solo l’inizio di un nuovo anno scolastico, ma anche di una vita più tranquilla, protetta, scandita da orari e pasti regolari interni all’istituto. Una pagina di storia che non possiamo e non dobbiamo dimenticare.