Quel “consiglio” non richiesto del Richelieu delle Prealpi

L’editoriale di Marco Dal Fior

«Domenica 30 aprile ci saranno le primarie del Pd, sarebbe bene avvisare parenti e amici di andare a votare per Orlando. Ciò potrebbe indebolire Galimberti, considerando che ha fatto il ticket con Renzi: se a Varese dovesse prevalere Orlando, per lui sarebbe un bel contraccolpo». Parole e musica di Carlo Piatti, segretario cittadino della Lega Nord che ha pensato bene di inviare questo messaggio ai militanti del Carroccio. Il Rommel in camicia verde non ha fatto in tempo a premere “invia”

che ha dovuto incassare una raffica di prese di distanza. Ha lasciato di stucco i suoi adepti e ha indispettito i suoi superiori che, più avvezzi alla politica e, forse, alle regole democratiche dell’improvvido messaggiatore, hanno subito provveduto a sconfessarlo: “Iniziativa personale e non condivisa, nessun leghista andrà a votare alle primarie del Pd”. Piatti, ex assessore alla sicurezza della giunta Fontana, ha cercato di giustificarsi spiegando che non intendeva spingere i lumbard a presentarsi alle primarie del Pd, ma solo suggerire ai leghisti di sponsorizzare Orlando se qualche elettore democratico avesse chiesto loro consiglio su quale candidato scegliere.

Evidentemente il Richelieu prealpino vuol farci credere che nel Pd c’è qualcuno che chiede lumi ai fans di Salvini quando si tratta di decidere il futuro del proprio partito. Che i democratici stiano attraversando un periodo piuttosto agitato è sotto gli occhi di tutti, ma l’immagine che ne ha il segretario cittadino leghista pare un po’ distorta e lontana dalla realtà. Particolare che non dovrebbero sottovalutare quanti gli hanno affidato la riscossa dei lumbard dopo la débacle di maggio.

Ma la figuraccia rimediata tra i militanti sarebbe ancora poca cosa se paragonata con quella messa a segno tra chi alla Lega guarda da più lontano. Che idea di democrazia esce dai messaggi dello spin doctor prealpino, pronto a inquinare in qualche modo una consultazione popolare per fare in modo che a vincere sia non quello che vuole la gente, ma quello che fa comodo a lui? E che ulteriore scossone assesta alla credibilità della politica un’uscita del genere? La democrazia è un fiore fragile, ridicolizzarne i riti rischia di produrre sconquassi difficilmente gestibili. La storia lo ha insegnato a chi si è preso la briga di studiarne anche solo qualche pagina.

In ogni caso, leggendo i giornali di questi giorni, Silvio Berlusconi si frega le mani: quando Salvini tornerà alla carica chiedendogli le primarie per incoronare l’alfiere del centrodestra alle prossime politiche non avrà problemi a rimandarlo a Pontida con le pive nel sacco: “Primarie come quelle che volevate fare a Varese? No, grazie. Se dobbiamo farci male, ce lo facciamo da soli, senza bisogno di aiutini”.