Quiete, doccia fredda: ieri i sigilli

Nonostante due proposte di acquisto alla porta, è diventato esecutivo il provvedimento di sfratto

Clinica La Quiete: chiusi due piani della struttura, chiuso anche il blocco operatorio. Attività sorpresa. Per la struttura sanitaria è arrivata la fine? Rabbia e delusione tra i lavoratori che da mesi lottano per mantenere il presidio sanitario: «Perché adesso? Perché adesso quando è stata presentata una proposta per l’acquisto della struttura e, ci hanno detto, ieri (l’altro ieri per chi legge) ne è stata depositata una seconda?».

L’ufficiale giudiziario è arrivato in clinica alle 12 di ieri con gli agenti della polizia di Stato e un fabbro per apporre i sigilli alla struttura. La clinica è sotto sfratto esecutivo da dicembre. La struttura, eccellenza sanitaria varesina, dal 2009 è coinvolta nel fallimento Ansafin, poi sfociato in un procedimento penale attualmente ancora in corso. Da allora la struttura ha iniziato una serie di difficoltà: la società proprietaria dei due rami d’azienda che mantengono la clinica in vita non ha versato l’affitto dovuto al fallimento. Il lungo tira e molla con il tribunale fallimentare è sfociato nel provvedimento di sfratto esecutivo di dicembre. Da allora i lavoratori hanno resistito.

Assemblea permanente in clinica, degenti tutti presenti, mentre i 63 lavoratori hanno continuato a fare il loro dovere (esattamente come quando, sino al luglio scorso, hanno continuato a lavorare anche quando per quattro mesi non gli fu pagato lo stipendio) proponendo anche esami gratuiti o a prezzi calmierati per coinvolgere tutta Varese in questa intelligente resistenza. Andata deserta l’asta del 29 marzo i lavoratori avevano continuato senza mollare. E in sede di trattativa privata era arrivata una prima offerta. Una speranza dopo tanto tempo, mentre la politica tutta, soprattutto Regione Lombardia con il presidente in testa, era scesa in campo per cercare di mantenere in vita la storica clinica. Ieri la doccia fredda.

Nonostante l’intervento del prefetto , del sindaco e del consigliere della Lega Nord (che è sempre rimasto accanto ai lavoratori) sono stati chiusi due piani. Chiuso anche il blocco operatorio, l’area dove c’è la farmacia e la sala di preparazione dei farmaci oncologici. Gli interventi programmati sono 15, ma il provvedimento, deciso nella riunione cominciata nella mattinata, sancisce di fatto il blocco delle attività della clinica. Da oggi non saranno effettuati interventi, visite ed esami ambulatoriali da oggi.

L’attività è stata di fatto bloccata. Ora sarà necessario capire cosa accadrà. L’ostinazione dei lavoratori nel voler tenere aperto nasce dal fatto che, con la clinica chiusa, Ats avrebbe tolto le autorizzazioni sanitarie che consentono alla struttura di operare in ambito sanitario. E nessuno, che avesse voluto investire in quest’ambito, avrebbe acquistato una scatola vuota che avrebbe impiegato mesi a ripartire. Ora c’è un’offerta sul tavolo (forse due). Come reagiranno i potenziali acquirenti?