Rimborsi ai volontari, parla il veterano: «Per molti quei soldi sono una manna»

Mentre tra comitati e politici si cerca una soluzione, Giuseppe Pedrini, il “vigile” varesino più anziano di tutti, guarda fiducioso a settembre

Il caldo agostano, anziché smorzare la polemica intorno alla soppressione del rimborso ai volontari anziani, rischia di infuocarla sempre più.

Da più parti, infatti, fra comitati genitori in giustificato allarme e forze politiche pronte nell’immediato ad una disamina delle varie situazioni ed esigenze nei molteplici ambiti in cui gli operatori comunali prestano servizio, si sta chiedendo all’amministrazione di tornare sui propri passi: martedì scorso una riunione del PD, sollecitata da , ha chiesto urgenti spiegazioni sulla normativa che ha scatenato i tagli; , il consigliere “dissacrante” della Lista Civica Galimberti, ha “ripreso” la maggioranza rea di non condurre a suo avviso una vera politica sociale di sinistra e di svilire la figura dell’anziano nelle dinamiche cittadine; dal canto loro, i partiti di centrodestra, Forza Italia in testa, hanno proposto di rivalutare caso per caso tutte le figure mortificate dall’azzeramento dei rimborsi mettendo sul piatto della bilancia le recenti assunzioni fra gli amministrativi del Comune.

A proposito di storie personali, quella di è sicuramente esemplare: fra tutti i volontari delle scuole varesine si tratta in assoluto del più anziano sia anagraficamente sia per durata di servizio. «Lavoro alla Marconi da 23 anni» spiega il simpatico 76enne, decretato “Bizzozerese dell’anno” nel 2014 per i meriti svolti nella storica castellanza e che ha iniziato a prestare la sua opera presso l’amministrazione di Varese all’epoca di Raimondo Fassa. «Allora ci corrispondevano 10mila lire all’ora.

Io ero un commesso e lavoravo dal pastificio Cantù: poi, diminuito drasticamente il lavoro, mi sono deciso ad andare in pensione presto. Ma siccome non volevo stare a casa a non far niente, visto che il Comune cercava nonni volontari per l’attraversamento pedonale dei bambini davanti alle scuole, mi sono candidato per Bizzozero». All’inizio però gli viene offerto di fare da custode all’Università dell’Insubria. «Ma non mi piaceva stare in guardiola e avevo chiesto di cambiare: il dottor Spatola mi disse che alla Marconi avevano bisogno urgente e siccome era proprio il mio quartiere ho accettato subito l’incarico».

«Piano piano le maestre hanno iniziato a chiedere il mio supporto per le visite sul territorio: le aiutavo a gestire le scolaresche per le vie di Bizzozero. Poi mi hanno voluto anche a fare sorveglianza sui pullman nelle gite fuori Varese. Nei periodi di chiusura delle scuole il Comune inizialmente ci mandava a fare anche altre cose: io durante le feste ero sorvegliante nel parcheggio di Piazza della Repubblica negli anni in cui stavano costruendo le Corti, ma anche nel parcheggio che un tempo c’era nell’area dismessa in via Carcano e allo stadio all’epoca dei bus navetta per il centro sotto Natale. Il periodo più bello è però stato quello alla Marconi accanto ai bambini, perché da loro ho imparato moltissime cose e ho conosciuto tanta gente. Ora a settembre vedrò il da farsi; mi adeguerò a quello che decidono gli altri, ma una cosa è certa: il nostro, più che un servizio di volontariato, è una collaborazione quotidiana e quindi è giusto che vada retribuito, anche se in misura di solo rimborso, perché per molti di noi quei pochi soldi sono la manna dal cielo».