«Rivedremo il tuo volto quando saremo in campo»

La promessa della Pallacanestro Varese a Paolo Talamoni, strappato alla vita domenica mattina

«In campo pensando a Paolo, mettendo sul parquet tutto il suo coraggio e la sua grinta». È la promessa dei giocatori della Pallacanestro Varese a Paolo Paul Talamoni, il cestista della Robur, morto alle 12 di domenica a soli 18 anni, dopo aver lottato come un leone contro una devastante patologia. E oggi, alle 14.15, al PalA2A saranno celebrati i funerali di Paul, su quel parquet amatissimo, lui primo tifoso della Pallacanestro Varese dove in un mondo giusto avrebbe dovuto avere la possibilità di poter tentare di giocare.

La promessa fatta a Paolo arriva da quattro campioni, i suoi campioni, che Paolo ha chiesto di poter incontrare e che, attraverso l’interessamento del presidente della Pallacanestro Varese , giovedì scorso ha ricevuto in visita nella sua camera all’Hospice di Varese: si tratta di , ,e . Con loro , assistente sulla panchina di coach Attilio Caja.

«Ero lì perché ho conosciuto Paolo ai campetti del Campus e mi ha colpito – racconta Diamante – l’estate scorsa ha collaborato con noi, come volontario, negli incontri che organizziamo con le squadre dei college americani. Mi ha colpito, un ragazzo sereno con un amore incredibile per il basket. Una passione che raramente si incontra, soprattutto in un ragazzo così giovane. Ero lì per salutarlo. Indossava la maglia realizzata per il ritorno come allenatore di Pozzecco alla Pallacanestro Varese. Ecco, questo basterebbe a misurare la sua assoluta devozione per il parquet».

È un incontro profondo quello tra Paolo e i suoi quattro campioni. Eyenga gli ha regalato la sua canotta personale, usata in una gara di Champions League. Cavaliero la sua felpa. E poi quella palla a spicchi autografata, l’ultima che Paolo ha potuto stringere tra le mani.

Una sferzata, doppia, arriva dal ragazzo. Quando i giocatori l’hanno dovuto salutare, altrimenti avrebbero tardato agli allenamenti, Paolo «ci ha guardati e ha detto: beati voi che potete andare ad allenarvi e potete giocare», racconta Diamante.

Giocare a basket: il solo desiderio. E subito dopo è arrivata la sferzata numero due: «Per favore salvatevi dalla retrocessione. Combattete e salvatevi – racconta Diamante – e i giocatori hanno detto sì». Un sì con una luce convinta negli occhi: «Scenderemo in campo, tutti noi, con il pensiero rivolto a Paolo», dice Diamante. E i giocatori stessi hanno raccolto l’impegno: vincere, fare bene. Mettendo in campo il coraggio di questo ragazzo strepitoso. È stato Cavaliero a fargli la promessa più grande. «Parlava con Paolo di come un giocatore, quando è in campo, si concentri solo sul gioco, spesso non riconoscendo i volti intorno a sè e non distinguendoli. A quel punto il capitano si è rivolto a Paolo e gli ha detto: «adesso che ti ho visto, adesso che ho ben impresso il tuo viso, sarà questo il viso che vedrò durante la partita».