Rosati rivince e viene assolto: «L’Iva fu pagata. Debiti? Nessuno»

Ieri in aula - I fatti gli furono contestati in qualità di presidente del Varese 1910

– Mancato versamento dell’Iva? Tutto falso. E ieri è stato assolto con formula piena dall’accusa mossagli in qualità di presidente della società calcistica poi acquisita da quindi rocambolescamente passata ad altri e oggi in fallimento.

I fatti contestati a Rosati, in qualità di presidente del Varese 1910, risalgono al 2012. «Non è vero che vi fu un mancato versamento dell’Iva – ha spiegato , legale di Rosati – l’Iva fu tardivamente pagata».
Un ritardo, dunque, non un mancato versamento. Fu tutto pagato sino all’ultimo euro. «Moratorie comprese – aggiunge Amirante – in tutto circa 500 mila euro».
«Non fu lasciato alcun debito in sospeso, né nei confronti dello Stato, ne nei confronti di terzi».

Nel 2012 la normativa equiparava un ritardo nel versamento dell’Iva a un’omissione. Nel settembre 2015 la bizzarria normativa fu raddrizzata.
L’Agenzia delle Entrate, come da norma in vigore nel 2012, segnalò quella che allora era un’infrazione grave come atto dovuto. Il procedimento partì e Rosati si ritrovò a giudizio «pur con una certificazione della stessa Agenzia delle Entrate che asseriva come tutto fosse stato pagato seppure tardivamente» ha spiegato Amirante. Che ieri mattina in aula ha prodotto una voluminosa documentazione, compresa l’attestazione di avvenuto pagamento dell’Agenzia stessa,in sede processuale.
Un’udienza in realtà “documentale” perchè a parlare sono stati gli atti che inconfutabilmente accertavano il saldo dell’Iva dovuta: 436 mila oltre alle more per un totale di circa 500 mila euro. Rosati, dunque, è stato assolto e la sentenza, a fronte dell’evidenza dell’avvenuto pagamento, non sarà impugnata.

Rosati, dopo anni di polemiche e di accuse, sta incassando una serie di vittorie che, quanto meno in ambito del Varese 1910, attestano come l’ex presidente abbia sempre detto il vero.
Il tribunale civile di Milano ha infatti dato ragione a lui nella controversia con Laurenza per il pagamento delle quote del Varese 1910 a quest’ultimo. Laurenza ha fatto causa asserendo che gli erano stati nascosti dei conti inerenti la società calcistica. E per questo chiedeva due milioni di euro di danni.
Inoltre lamentava di aver ereditato un debito erariale di un milione e 400 mila euro.
Il giudice non soltanto ha stabilito che nessun conto era stato nascosto e che la cifra del debito erariale era frutto di mera ipotesi, ma ha anche condannato Laurenza a pagare i restanti 500mila euro mai versati a Rosati all’atto della cessione delle quote.