Salviamo il Castello di Belforte

Giuseppe Terziroli lancia l’idea di recuperare l’antico maniero attraverso i bandi Cariplo

Il castello di Belforte può tornare in vita grazie ad una mobilitazione social? Giuseppe Terziroli, già assessore ai lavori pubblici negli anni Ottanta, oggi seguitissimo opinion maker (250.000 like nel solo mese di maggio) e divulgatore culturale sul suo profilo Facebook, pensa di sì, tant’è vero che martedì ha lanciato, partendo dalla sua bacheca per poi farla rimbalzare su tutti i gruppi varesini significativi, «un’azione di contrasto positivo per mantenerne vivo il ricordo e soprattutto l’attrazione».

Terziroli parte dal raffronto fra il castello di Bornato, in Franciacorta, da lui visitato durante la recente rassegna “Franciacorta in fiore”, il parco archeologico di Castelseprio e le rovine del castello di Belforte. «Castello in senso improprio – spiega – perché come tale è andato distrutto; attualmente il sito ospita il rudere del secentesco palazzo Biumi. Il castello di Bornato potrebbe farci capire come poteva essere un tempo quello di Belforte, perché alla stessa maniera, pur in misura conservatissima, troviamo un magnifico castello medievale ospitante all’interno un altrettanto splendido palazzo di epoca posteriore».

«Il castello di Belforte – prosegue colui che fra il 1969 e il ’75 fu promotore del comitato di restauro della Chiesa di Santo Stefano di Bizzozero – giace in uno stato pietoso, rovinoso, pericoloso; ma se lo possiamo rivedere da vicino, come chiedono molti cittadini, forse riusciremo ad accelerare il bando, il mitico bando cui attaccarci per il suo recupero. In attesa che arrivi il vile ma prezioso denaro propongo per l’incipiente estate la apertura di quel pianoro meraviglioso per la realizzazione di un picnic archeologico con colazione a sacco, in maniera tale da poter avere lo scorcio di Varese da una parte e dall’altra la vista del loggiato realizzato nello stile del Richini. Non pretendiamo di entrare all’interno del Palazzo Biumi – sottolinea – ma basterebbe qualche rete di protezione per impedire che capiti qualcosa». Dopo l’apertura straordinaria del castello il 2 di dicembre, promossa dal Bollettino di Belforte unitamente al nostro giornale, in cui Giuseppe fu in prima linea con altri studiosi tornando dopo cinquant’anni nei luoghi aviti – abitavano al castello i suoi nonni paterni Linda e Terenzio e lì nacque suo padre Carlo, che vi rimase fino al ’46 – , l’antico maniero è ritornato nell’oblio, eccezion fatta per la Via Crucis del venerdì santo che dovette partire dalle retrovie per ragioni di sicurezza. «E poi chiamiamo ancora a Varese qualcuno dei complessi musicali che hanno suonato domenica ai Giardini Estensi e sicuramente la festa sarà sorprendente per tutti» chiosa l’amico fraterno di Andrea Badoglio. Un’iniziativa lodevole che sta già raccogliendo numerose adesioni e che, ci si augura, riaccenderà la vita e la speranza laddove si acquartierarono il Barbarossa prima, Garibaldi poi; senza contare che la dedicazione dall’XI secolo a San Materno, colui che nel 328 ritrovò a Lodi, come ricorda Pino, le spoglie di San Vittore.