«Se vincerò, sarà una vittoria vera»

Qui centrodestra - Paolo Orrigoni alla vigilia del voto: «La mia forza, le persone che mi fermano per strada»

Seduti al tavolino di un bar, di fianco ai bambini che si divertono in quel piccolo paese dei balocchi spuntato in centro città. Il cronista e il candidato sindaco, per un’intervista che si trasforma subito in una chiacchierata: una di quelle piacevoli, che un po’ dispiace quando finiscono. Arriva una signora, anziana, insicura sui suoi passi: «Scusate, ma voglio salutare il signor Orrigoni: spero tanto che diventi sindaco». «Ecco – sussurra Paolo quando la signora se ne va – se dovessi vincere, sarà per questo: per la gente che mi ferma per strada e, quasi con timore, mi dice qualcosa».


Per l’atteggiamento dirompente tenuto da Malerba durante tutta la campagna elettorale devo dire che, sì: mi aspettavo che sarebbe finita così.

I tempi e le modalità sono quelle che Airoldi ha scritto in quella lettera: esattamente quelli. Il punto è che Airoldi, nella lettera, non parla dei contenuti. Dice che ci sono stati incontri e telefonate, ma non dice cosa ci siamo detti.

Io sono stato cercato e mi è stata fatta una proposta di accordo. Proposta alla quale ho dato una risposta molto semplice e chiara: no, grazie.

Lavoro. Genitori e nonni mi fermano e chiedono un lavoro per i figli e i nipoti. I giovani probabilmente si vergognano a chiedere aiuto per loro, gli anziani invece no: questa è una cosa che ci deve far riflettere.


Perché il lavoro è il tema centrale: non solo della campagna elettorale, ma della vita. Senza lavoro, non c’è nulla.


Una vittoria vera, che ci darà davvero la possibilità di lavorare sul serio. Una vittoria rafforzata dalle scelte difficili fatte in questi mesi, in questi giorni.


Uso un termine che non mi piace: leadership. La leadership si ottiene prendendo le decisioni difficili, quelle che nessuno ha il coraggio di prendere ma che quando vengono prese sono apprezzate da tutti. E ricordate sempre, soprattutto nei momenti difficili.


Dire di no all’accordo con Malerba. Credo che questa scelta sia stata apprezzata, molto, dalla mia squadra.


C’erano delle valide motivazioni per accettare, e altre valide motivazioni per dire di no. Ho preso quella che ritenevo fosse la decisione più giusta.

Perché la gente crede nella gente. La mia è una lista fatta di varesini, conosciuti e apprezzati: Ballerio, Vescovi, Caccianiga e Cantele. Pensate: è come se nel Varese giocassero nove ragazzi nati e cresciuti qui. Quanta gente andrebbe allo stadio? Perché una squadra così non è solo una squadra: è una storia da raccontare e ascoltare.


Sì: comunque vada. Perché a lui questi quattro mesi sarebbero piaciuti.

La domenica del voto siamo andati a mangiare una pizza, io e tutta la squadra. Abbiamo fatto girare un foglio sul quale tutti hanno scritto il loro pronostico. E tutti, devo ammetterlo, sono stati più bassi.


45 per 100 Orrigoni, 41 Galimberti.

Le sensazioni sono buone, molto buone.


Un conto è ostentare sicurezza, un altro conto è ostentare convinzione.

Io sono convinto di farcela, loro sono sicuri di farcela: è diverso. Ho guardato bene in faccia Galimberti, in questi giorni: non è una persona convinta.


In questi mesi sono rimasto Paolo. E non ho mai giocato a fare il politico.


Grazie a chi, quando ho deciso di candidarmi, mi ha elencato tutti i motivi per cui non avrei dovuto farlo. Poi mi ha ascoltato e ha deciso di aiutarmi e sostenermi.

Il mio staff è stato fantastico. Ha lavorato per quattro mesi giorno e notte e guardateli: sembra che abbiano iniziato oggi.